In questi giorni dove l’autunno dipinge di giallo la mia anima, ho aperto uno dei cassetti del mio cuore, dove avevo conservato Candy Candy, un cartone animato che guardavo da bambina,tratto dal manga di Kyoko Mizuki e Yumiko Igarashi, che raccontava la vita turbolenta e piena di ostacoli di un’orfanella adottata da una nobile famiglia inglese che si ritrova poi da sola a dover scoprire le sue origini. Ambientato alla fine dell’800 in Scozia, veniva trasmesso in italia negli anni 80 sulle reti locali.
In Calabria veniva trasmesso su Telespazio Calabria.
Guardavo Candy Candy a casa di Pinuccio che era anche il mio compagno di scuola, perché a casa mia Telespazio non si vedeva, mancava un’ antenna che papà non si decideva a comprare.
La sera andavo a casa di Pinuccio dove i suoi genitori, Rosa e Vincenzo cenavano, dopo una lunga giornata di lavoro nei campi.
Amavo la storia di Candy, l’orfanella cresciuta alla casa di Pony, amavo già da allora i paesaggi scozzesi, i vestiti dell’800, la storia.
Ma soprattutto, mi faceva sognare la storia d’amore tra Candy e il nobile Terence.
Ricordo a Telespazio Calabria, avevano anche creato una rubrica per noi bambini, dove potevamo scrivere all’editore Tony Boemi, chiamato affettuosamente da noi bambini “zio Tony”.
Le lettere venivano lette in diretta e dopo zio Tony ci spediva a casa degli adesivi con l’immagine di Candy e Terence.
Naturalmente anch’io avevo scritto a zio Tony e quando lui aveva letto la mia lettera in diretta, il mio cuore era scoppiato di felicità.
Mia nonna Grazia l’aveva persino raccontato alle sue vicine di casa.
In questi giorni d’autunno, la nostalgia mi avvolge con un mantello fatto di foglie dorate.
Ho nostalgia della mia infanzia al borgo natio, della casa dove sono nata, vicino alla casa di Rosa Sgrò.
Della casa di Rosa ricordo persino l’odore e la foto del suo matrimonio appesa al muro.
Indossava un abito stile anni 30 con una cuffietta graziosa.
Appena finiva l’episodio io salutavo e ritornavo a casa.
Avrei tanto voluto che Candy e Terence si sposassero, avrei voluto un lieto fine, perché facevano parte della mia vita, dei miei sogni.
Ma grande è stata la delusione dell’ultima puntata, quando il narratore alla fine aveva detto: ”Candy è una donna ormai e l’amore di Terence l’aiuterà per tutta la vita.
Mi veniva da piangere, il mio lieto fine con l’abito da sposa stile 800 era svanito.
Ho subito pensato :”A cosa serve un amore da lontano, vivere di un ricordo. Perché non hanno scritto un lieto fine”.
Anche Pinuccio ci era rimasto male, ancora oggi io non perdono agli autori il mancato lieto fine.
Ricordo che avevo un’ agenda con la foto di Candy e Terence.
Nel corso della mia vita non ho mai accettato gli addii, le lontananze, le partenze che hanno attraversato il mio cuore riempiendolo di dolore, di vuoti, di lacrime.
Gli addii che ho subito, sono ancora oggi lutti non accora rielaborati.
Per qualche anno prima di diventare grande, ho sognato che ci fosse una seconda serie di Candy, con il lieto fine, ma purtroppo non c’è stata.
La vita ha poi fatto il resto, relegando Candy nel cassetto dei ricordi.
Oggi la morte della Regina Elisabetta mi ha quasi costretto ad aprire il cassetto dei ricordi, le guardie scozzesi hanno riportato al mio cuore il principe della collina che altri non era che lo zio adottivo di Candy e la saudade arrivata con l’autunno ha fatto il resto.
Candy e Terence sono ritornati insieme al ricordo di Pinuccio, Rosa ,la casa al borgo natio con il caminetto e ho capito che in fondo, in fondo in un angolo remoto del mio cuore sto aspettando ancora che Candy e Terence si sposino.
Su Yutube ci sono gli episodi e persino un finale da scegliere, ma io non ho il coraggio di rivederli, mi ucciderebbe il dolore, mi accontento di ricordare e sognare ancora un abito da sposa, un bouquet di rose e un velo di pizzo francese.
Mentre le foglie ingiallite danzano nell’aria io mi rivedo a casa di Pinuccio, sento ancora l’odore e mi si spezza il cuore che, va in frantumi come i miei sogni , intrecciati a quelli di Candy.
Sento la voce del narratore nell’ultimo episodio: ”E l amore di Terence l’aiuterà tutta la vita”.
Quale vita? Ma una vita vissuta lontano dall’uomo che si ama si può chiamare vita?
Una vita in lontananza, in attesa, spezzata, si può chiamare vita?
Una vita recitata, all’ombra della perduta felicità, che vita è?
Una vita senza amore, può essere vissuta?
Il mantello di foglie dorate mi avvolge, la saudade tedia la mia anima e la voce del narratore danza nell’aria:
“L’amore di Terence l’aiuterà per tutta la vita”.
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