Michele Mirabello:Ripartire dall’autonomia del PD Calabrese con Cuperlo

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Il Congresso del Partito Democratico, che entra in questi giorni nella fase cruciale, rischia di diventare l’ennesima, e forse l’ultima, occasione sprecata per rilanciare un partito progressista e riformista, espressione di una sinistra moderna che sappia assumere iniziative e sviluppare un nuovo progetto politico partendo dagli ultimi e dai deboli.

Questa grande occasione di ricostruzione andava colta a mio  parere in maniera più completa e compiuta, ed appare sin da subito frenata ed ostacolata dai vizi antichi del “cosiddetto” gruppo dirigente nazionale, ancora asserragliato al Nazzareno nel tentativo estremo di continuare a difendere privilegi e rendite di posizione.

La Calabria, purtroppo, non è terreno politicamente distante da queste dinamiche, anzi pare proprio volere assumere, ancora una volta, il solito ruolo ancillare e subalterno a questo disastroso modo di intendere la gestione del Partito Democratico.

Avevo riposto, e continuo a riporre come tanti, molta fiducia in Nicola Irto e nelle sue capacità politiche, ma non posso non registrare, anche in questa fase, per colpe e responsabilità da ascrivere all’intero gruppo dirigente e non solo al segretario regionale, una sorta di continuità politica, a mio avviso preoccupante, con quello che potremmo definire “il regime commissariale”.

Quasi tutti i nodi politici che il Partito Democratico Calabrese si trovava a dover affrontare lo scorso anno, al termine della disastrosa stagione del “colonnello” Graziano, rimangono in effetti irrisolti.

Sui territori l’organizzazione arranca clamorosamente, le Federazioni sono lasciate al proprio destino, la discussione ed i dissensi soffocati ed ignorati, vige il solito mantra dell’unità di facciata, buono per veicolare nei tavoli romani l’idea farlocca di un Partito Regionale “bonificato” (ma non si capisce da chi e da cosa), “pacificato”, rinnovato.

In realtà, se ci spogliamo dalle ipocrisie scopriamo che la campagna di tesseramento è un disastro totale, le adesioni sono colate a picco, interi pezzi di classe dirigente sono stati estromessi ed estraniati o semplicemente sono stati costretti ad andare via, la proposta politica regionale e locale appare debole, asfittica e poco riconoscibile, la costruzione di un grande fronte politico alternativo alla destra che governa (malissimo) la Regione appare un lontano miraggio.

Un grande Partito che si autodefinisce in fase costituente da queste basi dovrebbe iniziare a discutere, analizzando le criticità ed affrontando i punti dolorosi di difficoltà e divisione profonda, con franchezza e senza nascondere la polvere sotto il tappeto d’un Congresso che ogni giorno che passa viene percepito come inutile.

E’ per questa ragione che insieme a tanti dirigenti del Partito Democratico Calabrese ho deciso di assumere l’iniziativa di sostenere la proposta congressuale di Gianni Cuperlo, dirigente nazionale di grande spessore politico e culturale che ha saputo mantenere in questi anni difficili una posizione autonoma e qualificata all’interno del Partito.

Ed è per questa ragione che ritengo che in Calabria più che altrove assuma grande significato avviare la discussione congressuale ripartendo dagli errori, affrontando comune per comune disimpegni ed emarginazioni politiche, recuperando esperienze ed intelligenze politiche che la sinistra democratica e progressista in questa terra ha sempre avuto.

Tutto ciò riproponendo il vero tema politico congressuale, quello dell’autonomia del Partito Democratico Calabrese e dei suoi gruppi dirigenti.

In questa ottica, del resto, ritengo altresì che la costruzione di un’area progressista e riformista alternativa al blocco monolitico che si vorrebbe costruire anche in Calabria a sostegno di Bonaccini, non possa che fare bene al Partito Democratico ed allo stesso segretario regionale Nicola Irto.

Michele Mirabello

Presidente Assemblea Provinciale

Partito Democratico Vibo Valentia

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