Ricordo di Caterina Sorrenti Mamone

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C’era il sole stamattina a Reggio Calabria, la città di Ibico caro alle Muse, una bozza di falsa primavera  sul lago del cuore.

Un lago di lacrime.

Un altro addio. Ormai il  mio cuore è  divenuto un cimitero di stelle.

Caterina Sorrenti Mamone era la mia mitica zia Cata, moglie di zio Luigi e mamma dei miei “fratelli”: Giancarlo, Lauro, Enzo e Rossana.

Zia Caterina è  stata una  grande donna, una donna calabrese, forte ,tenace , laboriosa.

Una donna dal cuore grande, generosa, altruista e religiosa.

Ho avuto la fortuna di camminare insieme a lei negli anni dell’Istituto Magistrale.

Quante risate ci siamo fatte … le sue battute mi facevano morire dal ridere.

La sera poi guardavamo insieme i mitici film degli anni 80 in TV.

Zia Caterina mi  raccontava della sua infanzia al borgo natio, della vita  nei campi, delle tradizioni contadine, mi raccontava di quando la sua famiglia era emigrata in Australia e di come il borgo,  si era completamente svuotato, a causa dell’emigrazione.

E poi ancora mi raccontava del suo fidanzamento con zio Luigi, prima clandestino e dopo ufficiale.

Un grande amore, un amore  vero,  puro.

Un amore che lei sentiva ancora vivo, nonostante zio era volato in cielo da tantissimi anni.

Zia Caterina era un eccellente cuoca,  tutto quello che cucinava era delizioso, persino un semplice toast al prosciutto o una focaccia con la provola erano una prelibatezza.

Ho provato tutte le marche di prosciutto, ma non ho  mai ritrovato il sapore dei toast che lei mi preparava.

Quando zia preparava la pizza, per me era una festa, io  ogni volta le dicevo:

”Zia sei così brava, perché non apri una pizzeria?”

Ricordo  una sera, erano gli ultimi giorni di maggio, io ero contenta perché la scuola stava per finire e, presto sarebbe iniziato  il Festivalbar, una gioia per me che ho sempre amato le canzoni e  la  buona musica.

Quella sera zia Caterina aveva preparato delle  pizzette fritte, semplicissime con pomodoro e provola, di un buono mostruoso.

Io mangiavo felice per l’arrivo dell’estate, poi ad un tratto avevo realizzato che il mio ciclo di studi  stava volgendo alla fine,  stavo diventando grande e dietro l’angolo c’era l’Università e l’incognita futuro e la tristezza  si era impossessata di me.

Ma Zia Caterina e le sue battute in dialetto, avevano subito  cancellato la tristezza e il bis della pizza,  aveva portato definitivamente la serenità.

Zia Caterina era Testimone di Geova, spesso mi faceva leggere dei versetti della Bibbia, era orgogliosa del suo credo, a volte io  non ero d’accordo su quello che diceva, ma non glielo dicevo mai,  perché non volevo contraddirla.

Sono orgogliosa di zia Caterina, lo sono sempre stata, come sono orgogliosa dei miei splendidi “fratelli” maggiori Giancarlo, Lauro ,Enzo e Rossana e del mio  mitico zio Luigi Mamone.

Stamattina nella sala del Regno dei Testimoni di Geova, il signore della congregazione nel parlare di zia ha usato parole bellissime, che lei meritava in pieno.

I Testimoni di Geova non credono, come noi cattolici, che  ci sia un’altra vita dopo la morte.

Non ci è dato sapere la verità,  ma io voglio credere che zia Caterina in questo momento è con zio Luigi e con il bambino che avevano perso.

Li vedo passeggiare su un prato verde, pieno di fiori bellissimi, li vedo giovani e felici.

Li vedo bellissimi, perché erano bellissimi.

Chissà cosa si sono detti, appena incontrati.

C’era il sole oggi a Reggio Calabria, la città di Ibico, della Fata Morgana, dei miei “fratelli” Mamone e della mia mitica zia Caterina che ricorderò per tutta la vita.

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