Le Regole dello Shangai di Erri De Luca, Feltrinelli

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Lui è un anziano orologiaio che, incurante  dei rigori dell’inverno, ha piantato tenda nei boschi prossimi al confine tra Italia e Slovenia per starsene un po’ in solitudine. Lei è una gitana di quindici anni fuggita dalla famiglia dopo la festa di fidanzamento che preludeva un matrimonio combinato con un anziano.

L’incontro inaugura un’intesa fatta di dialoghi notturni sugli uomini e sulla vita, uno scambio di saperi e di visioni.

Lei che crede nel destino, nei segni, nel dio delle cose, lei che addestrava un orso e lo amava come il migliore degli amici; lui che si sente un ingranaggio dentro la macchina del mondo e che quel mondo interpreta secondo le regole dello Shangai, come se giocare fosse un modo per mettere ordine nel caos. Un’intesa che durerà a lungo, anche da lontano, e finirà per modificare l’esistenza di entrambi: uno scarto nel gioco, un bastoncino che si muove.

Erri De Luca si mette su piste poco battute, su vite che si annodano e si sciolgono. Lo fa con una storia densa e lieve, dove ogni parola schiude significati più profondi, ogni frase è una porta di accesso prima di tutto a sé stessi, e nel farlo ci invita a un gioco calmo, paziente e lucido, nel quale anche una mossa impercettibile può cambiare il corso della partita.

Da sottolineare che i  due protagonisti non hanno un nome, lo stesso autore lo dice nella premessa, perché  i nomi non aggiungono niente alle persone, anzi tolgono.

Lo stile dello scrittore è personalissimo e non è paragonabile a quello di altri scrittori.

Quanto alla veridicità della vicenda l’autore preferisce sorvolare.

Qualcosa di più dice su quando è accaduta: “Si svolge in tempi recenti, se il 1900 lo è ancora.”

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950, ha esercitato diversi mestieri manuali in Africa, Francia, Italia: camionista, operaio, muratore,  giornalista politicamente impegnato e  opinionista de “Il Manifesto”.

Diciottenne ha vissuto in prima persona la stagione del ’68 con il gruppo extraparlamentare Lotta Continua, mentre studia da autodidatta l’ebraico e traduce alcuni libri della Bibbia.

Alla prima opera pubblicata per Feltrinelli “Non ora, non qui” (1989), seguono: “Una nuvola come tappeto” (1991), “Aceto, Arcobaleno” (1992), “In alto a sinistra” (1994), “Alzaia” (1997), “Tu, mio” (1998), “Tre cavalli” (1999), “Montedidio” (2003) nel quale lo scrittore affianca magistralmente tre lingue: l’italiano, il napoletano e l’ebraico, “Il contrario di uno” (2003).

Nel 2004 pubblica “Mestieri all’aria aperta”, “Lettera a Francesca”, “Precipitazioni”e

“Conversazioni con Emanuele Trevi”. Ha inoltre pubblicato “Altre prove di risposta” (Dante e Descartes, 2000) e “Un papavero rosso” (Edizioni Il Menocchio, 2000).

Ha tradotto e curato “Esodo/Nomi” (1994), “Giona/Ionà” (1995), “Kohèlet/Ecclesiaste” (1996) e “Libro di Rut” (1999).

E’ uscito per Einaudi il  libro di poesie “Opera sull’acqua e altre poesie” e nel 2005 ha continuato con  “Morso di luna nuova.
Racconto per voci in tre stanze”, “Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo” e sono stati ristampati molti suoi vecchi libri.

Un uomo e un artista  eccezionale, orgoglio della Cultura italiana.

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