Mabina di Lilla Sturniolo, Luigi Pellegrini Editore

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Mabina è  una dolcissima creatura dalla bellezza ultraterrena, colta e raffinata, adora  i testi dei canti sacri di Romano di Nisiana, il siriaco illuminato, e  lei, sulle parole, con la cetra prova a creare nuovi accordi ed armonie piacevoli.

Mabina è pagana, così come lo schiavo Cencio, ed entrambi non avvertono l’esigenza della fede.

Ammirano le parole sagge dei grandi e spesso lei chiede a Cencio di leggerle delle pagine, nell’attesa di imparare presto a farlo da sola.

Piano piano la lettura si trasforma per entrambi in un’opportunità straordinaria .

I due giovani imparano a guardare la vita con occhi nuovi e soprattutto con una rinnovata coscienza.

Intorno a Mabina ruotano personaggi importanti,  come  per esempio Orso Ipato doge della Repubblica di Venezia, il primo dux ad essere nominato per volontà dei Venetici e non del potere centrale, il magister Lupo di Andria, l’imperatore Leone III Isaurico,  Gregorio II Papa, Giovanni Damasceno i cui scritti innamorano Cencio fino a portarlo ad una decisione importantissima e  il duca Reimero.

Fanno  da sfondo al romanzo, in primis  la lotta per il culto delle icone .

La controversia acquisì una dimensione politica quando salì al trono Leone III l’Isaurico.

Nel 726 l’imperatore bizantino Leone III l’Isaurico ordinò quindi la distruzione delle icone, sia perché il loro culto rappresentava un’autentica eresia sia perché risoluto a togliere potere ai monasteri dove si riunivano grandi masse di fedeli per la venerazione.

In Occidente papa Gregorio II, appoggiato dai vescovi, si oppose con successo al decreto imperiale e sostenne, contro l’imperatore, l’iconodulia (dal greco, il culto delle immagini sacre).

Per porre fine alla lotta iconoclasta si promosse il secondo Concilio di Nicea (il VII Concilio ecumenico). Si tennero otto sessioni (di cui l’ultima a Costantinopoli), dal 24 settembre al 23 ottobre 787, con la partecipazione di circa 350 vescovi.

Il secondo Concilio di Nicea (il primo Concilio di Nicea si era tenuto nel 325) sancì la netta differenza tra “venerazione” delle immagini – ammessa – e “adorazione” – inammisibile perché solo Dio può essere adorato.

Il Concilio chiarì inoltre che nelle immagini si venerano «le persone rappresentate» e non «le icone materiali» in quanto tali.

La divisione dell’impero romano con le capitali: Roma e  l’incantevole Bisanzio, la potente Venezia, la bellezza e la ricchezza dei palazzi  la bellezza della storia, non ultimo, l’amore protagonista di ogni pagina del libro.

Nell’opera della Sturniolo l’amore è presente in diverse sfaccettature: l’amore per la storia, per la narrazione, l’amore per la speranza, l’amore per la fede, l’amore grande che lega due persone fino all’eternità, che spariglia le carte, che stravolge la vita.

Un romanzo meraviglioso, colto, magico dalla scrittura ricercata e allo stesso tempo chiara e scorrevole.

Un romanzo importante da leggere, studiare, amare e gustare più di quanto queste poche righe possano descrivere.

Lilla Sturniolo Misiano è una donna colta e raffinata, siracusana di nascita e Palmese d’adozione.

Laureata in Letteratura Cristiana Antica con lode presso l’Università degli Studi di Messina.

Insegna letteratura Italiana e ha insegnato Storia della Chiesa e dei Concili Ecumenici.

Ha collaborato con diverse riviste locali come “Calabria Sconosciuta e “Calabria Letteraria e internazionali come “Vivere in”.

Poetessa sensibile e delicata , ha pubblicato sette sillogi poetiche, una raccolta di racconti e un  romanzo di grande successo “La legione Scomparsa”.

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