“Eh cumpari non ci su sordi, non c’è na lira pi nu pisci…....” Quante volte abbiamo sentito questa frase e certamente – in considerazione della grave crisi economica in atto, della dilagante disoccupazione e del disagio sociale che sicuramente esiste nel vibonese come dimostrano numeri e cifre – abbiamo tutti pensato che di soldi ne circolano poco.
E invece scopriamo che sull’intero territorio provinciale si spendono ben 31.92 milioni di euro in gratta e vinci, lotterie, lotto, superenalotto, scommesse sportive, totocalcio, totogol, macchinette, ippica, bingo, gioco online. I dati, riportati da Repubblica.it, – e consultabili sul sito http://lab.gruppoespresso.it/finegil/2017/italia-delle-slot/ – lasciano a dir poco stupefatti.
Da sottolineare inoltre come il vibonese pur rappresentando solo l’8.5% della èpopolazione complessiva calabrese contribuisca per l’11% alla spesa complessiva dei giochi a livello regionale.
Tra le città più importanti spicca il dato di Pizzo calabro 8,04 milioni complessi e 864 euro procapite di giocate effettuate in un anno. Segue Tropea – con giocate per 1139 euro procapite e 7.25 milioni complessivi – Serra San Bruno – dove ogni cittadino spende 540 euro all’anno – Filadelfia 500 euro procapite per 2.66 milioni di euro – Nicotera – 233 euro procapite per 1,45milioni di euro e Mileto – 153 euro procapite e 1,03 milioni di euro.
Ma anche i centri intermedi non restano insesibili al fascino delle scommesse: A Ricadi ad esempio si spende 1.57 milioni di euro/annui; A Jonadi 7.25 milioni; a Rombiolo 0.88 milioni; a San Calogero 0.98 milioni; a Soriano 0.68 milioni; A Limbadi 0.83 milioni; A Monterosso 0.55 miliuoni a Joppolo 0.44 milioni.
E anche se dobbiamo sottolineare che le cifre del Nord sono molto più elevate è anche vero che lì, è molto più elevato il reddito. Ovviamente c’è da dire che a spingere al gioco è anche la speranza di sottrarsi al disagio e alla miseria. Ma ovviamente i dati dovrebbero imporre una riflessione.
Questi dati sono stati ottenuti incrociando i dati dell’Istat, del Mef e dell’Aams, creando così un database capace di rivelare i numeri riguardanti i singoli Comuni.
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