Di cosa stiamo parlando!!!Una amara, assurda e cruda realtà, quella trasmessa in TV dalle Iene sulla sanità Calabrese, o meglio reggina. Gli ospedali di Locri e Polistena facenti parte del distretto sanitario di Reggio Calabria, sono il simbolo scandaloso di una collusione totale con quel malaffare, sfrontato e disarmante che regna e impera indisturbato, o quasi. Non ci sono parole!! Chi doveva e deve controllare, non lo ha fatto. Una vergogna costata annualmente almeno 800 milioni di euro, intascati dal malaffare in generale. Altro che ‘ndrangheta, qui si è sbracato lo Stato, voltando lo sguardo altrove. Un commissario alla sanità calabrese che da 10 anni opera con pieni poteri, ha fatto tagli alla sanità calabrese e in che modo sarà intervenuto all’ASP di Reggio Calabria? Con i pieni poteri conferiti, come è possibile che si sia potuto verificare un tale scempio, talmente indescrivibile e ancor più inimmaginabile? Il commissario avrà relazionato di sicuro a chi di competenza, ma come e in che modo? Domande che rimangono e, forse, rimarranno senza risposta.
La Calabria degli onesti si sente sconfitta e presa in giro da una magistratura in affanno, timida e piegata sia a Locri che a Reggio Calabria. Una marea di ispettori a vario titolo presenti sul territorio, che non hanno ispezionato. Dai controlli dei NAS non effettuati a dovere, ai Vigili del Fuoco che non hanno posto le loro prescrizioni e né avranno esercitato la loro vigilanza sulla sicurezza strutturale e dei luoghi. Camera di Commercio, Agenzia Entrate e Guardia di Finanza che, inspiegabilmente, allo stato delle notizie, sembra che non siano intervenute per tempo sul mancato deposito, per anni, dei bilanci aziendali. La dirigenza Asp e gli organi interni di controllo, dal responsabile alla sicurezza alla squadra antincendio e a quant’altro la legge prevede in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro, ci domandiamo, dove erano.
Una sconfitta per i cittadini calabresi. Uno schiaffo prepotente verso quelle aziende private del settore, vessate dagli ispettori del lavoro e super controllate dalle varie autorità preposte, le stesse che, a Reggio Calabria, Polistena e Locri, hanno messo la testa sotto la sabbia, facendo finta di non vedere come le scimmia di Catania che non vede, non sente e non parla. Tutto questo non è ‘ndrangheta, ma è qualcosa di peggio che usa la ‘ndrangheta, usa le società segrete deviate, usa gli apparati dello Stato corrotti fatti da funzionari, dirigenti, politici, magistrati e forze dell’ordine che rispondono ad un contro Stato, parallelo, forte e potente, subdolo e furbo che sa di non pagare mai, anche perché il prezzo da pagare sarà sempre molto inferiore degli 800 milioni incassati e spartiti ogni anno e per decenni. Uno scandalo inimmaginabile ed impensabile specie se fatto in maniera così plateale e con dichiarazioni confessorie disarmanti, rese dai responsabili del malaffare e della mala gestione, che hanno operato indisturbati in una Regione super controllata da appartai giudiziari e presidiata da forze dell’ordine…o, forse, ce lo hanno solo fatto credere.
Allo stato dei fatti e ancora sotto shock, il voto dei Calabresi alla pagella di tutti gli apparati regionali, nessuno escluso, è inclemente: tutti bocciati. Stendiamo un velo pietoso. Attendiamo fiduciosi il colpo di reni dello Stato, di quello fatto da una parte di élite di uomini speciali e incorrotti che, nonostante tutto, sentono ancora l’onore e l’onere di sentirsi uomini e italiani veri. Nel frattempo invitiamo le parti civili a prepararsi a costituirsi nell’eventuale lunghissimo procedimento giudiziario, che non dovrà finire tra le sabbie mobili delle prescrizioni e dell’aiutino agli amici degli amici, come in passato avvenuto per scandali analoghi dove, le solite menti sottili, si adoperarono con la loro manina invisibile per insabbiare e salvare il salvabile.