Scolacium, città di Cassiodoro, detta anche Scylletium – Scylacium, Scolatium, Scyllaceum, Scalacium, o Scylaeium in latino – (greco: Σκυλλήτιον, per Stefano di Bisanzio e Strabone, o Σκυλάκιον, per Claudio Tolomeo) e successivamente, Minervium e Colonia Minervia è un’antica città costiera del Bruzio. Ebbe una storia millenaria attraverso greci, brettii, romani, bizantini, saraceni e normanni. Le sue rovine si trovano sulla costa ionica nel Golfo di Squillace (CZ) a Roccelletta di Borgia, tracce della città si trovano anche nella località Santa Maria del Mare in Caminia di Stalettì, ed altre ancora nei quartieri Lido e Germaneto di Catanzaro. La cittadina di Squillace deve il suo nome attuale all’antica Scolacium. Oggi esiste un parco archeologico nel comune di Borgia, ormai completamente conurbato con i quartieri marinari di Catanzaro.
Minervia Scolacium è il nome della colonia romana che fu fondata nel 123-122 a.C. nel sito dove precedentemente si trovava la città greca di Skylletion, a nord di Caulonia. Il centro greco è nominato da Strabone ed ha un mito di fondazione collegato alle vicende della guerra di Troia: sarebbe stata fondata da Ulisse, naufragato in quella terra o dall’ateniese Menesteo durante il ritorno da Troia.
Storicamente la fondazione di Skylletion si deve con ogni probabilità a Crotone, che si contendeva con Locri Epizefiri il controllo sull’attuale istmo di Catanzaro e dei traffici marittimi presenti in quel settore; il centro ebbe all’origine specificamente il carattere di presidio militare, presente dalla prima metà del VI secolo a.C. Sembra sia passata sotto il controllo dell’ethnos italico dei Brettii nel corso del IV secolo a.C. e che abbia conosciuto un periodo di decadenza dal III secolo a.C., fino alla fondazione della colonia romana ad opera di Gaio Sempronio Gracco.metà del VI secolo a.C. La Scolacium romana ebbe vita prospera nei secoli seguenti e conobbe una fase di notevole sviluppo economico, urbanistico e architettonico in età Giulio-Claudia. Vi fu fondata una nuova colonia sotto Nerva, nel 96-98, col nome appunto di Colonia Minerva Nervia Augusta Scolacium. In età bizantina diede i natali a Cassiodoro (487-583), uno dei più grandi autori della tarda romanità a cui si deve una messe di opere di carattere teologico ed enciclopedico. Il declino cominciò con la guerra greco-gotica del VI secolo e le incursioni dei Saraceni dal 902 d.C., concludendosi con l’abbandono della città nell’VIII secolo. Gli abitanti, ripetendo una pratica comune in quell’epoca sul suolo italico, trasferirono il loro insediamento sulle alture circostanti, fondando altri insediamenti tra i quali quello sulla collina prospiciente l’attuale quartiere Santa Maria di Catanzaro. Successivamente questi centri provvisori furono riorganizzati in posizioni più difendibili e le popolazioni insediate intorno allo Zarapotamo come quelle della collina prospiciente l’attuale quartiere S. Maria di CZ contribuirono alla fondazione della nuova città di Catanzaro.
Il Parco Archeologico di Scolacium si trova in località Roccelletta di Borgia, località completamente conurbata con i quartieri marinari del comune di Catanzaro. Dell’abitato preromano rimane poco; i resti visibili nel sito dimostrano l’impianto della colonia romana con i monumenti più importanti.
Nel Parco ogni anno la provincia di Catanzaro organizza la manifestazione culturale Intersezioni esponendo opere di artisti internazionali. “Intersezioni” è la grande rassegna di scultura curata dal direttore artistico del museo MARCA di Catanzaro Alberto Fiz che si svolge dal 2005, durante il periodo estivo. Nell’antica colonia di Minervia Scolacium, tra la Basilica Normanna, il Foro, il Teatro Romano, tutti circondati da un uliveto tra i più estesi del Mezzogiorno, la scultura entra in diretta relazione con la storia dando vita ad una mostra che assume caratteristiche esclusive, difficilmente paragonabili ad altre esperienze espositive
Acheologicamente pressoché ignota è la struttura dell’insediamento greco, indiziato unicamente da materiali sporadici. Per quanto riguarda la Scolacium romana, invece, tra i settori di scavo meglio indagati è l’area pubblica del foro. La grande piazza misura 38,14×81,60 metri ed è orientata nord/ovest-sud/est. Lungo il lato corto, a nord/ovest, passava la principale via della città, il decumano massimo, che originariamente giaceva a livello della piazza. Il lato opposto è scarsamente conosciuto in quanto si trova sotto l’odierna Strada Statale 106 ionica. Nella fase primo – imperiale, una radicale trasformazione subisce il settore a nord, con la demolizione delle tabernae sostituite da una serie di edifici pubblici amministrativi e l’innalzamento del livello stradale del decumano massimo, che è ora raggiungibile dalla piazza per mezzo di tre gradini ed una rampa.
Tra i principali monumenti che si affacciano nella piazza il più importante era il Capitolium, sede del culto principale della città romana, situato lungo il lato breve a nord/ovest, oltre il decumano massimo e al di sopra di un muro di terrazzamento in opera quadrata. Al posto delle tabernae a nord verranno costruiti due edifici destinati a funzioni pubbliche rappresentative ed amministrative. Il primo ambiente accolse un edificio destinato al culto imperiale. L’aula quadrangolare absidata (17,5 x 6,5 metri), sostituì le tabernae II, III, IV, e si estese esternamente raccordandosi con la piazza tramite un portico tuscanico che riutilizzava gli elementi demoliti dai portici della precedente fase, con risistemazioni ed aggiustamenti fino a raggiungere il suo assetto attuale durante il III secolo d.C. che costituisce la sua ultima fase edilizia. Dall’area circostante provengono alcuni dei più importanti ritrovamenti nella colonia ovvero i togati di marmo. Da segnalare, per l’alto livello qualitativo, i ritratti di Germanico, nipote di Augusto, ed un frammento del ritratto della moglie Agrippina Maggiore. L’ultima campagna di scavo, inedita, ha inoltre restituito una nuova scultura femminile acefala con tracce di una cornucopia trattenuta dal braccio sinistro. Oltre il foro sulla sinistra, si sviluppa la struttura del teatro di Scolacium. Alla maniera greca venne edificato realizzando la cavea contro terra tramite setti murari di sostegno semicircolari, e non a cuneo.
I resti mostrano in successione tre diverse fasi edilizie. La prima, databile alla tarda età repubblicana, è visibile nella parte bassa della struttura, con l’orchestra, l’ima cavea costituita da tre gradini larghi per i subsellia lignei delle personalità di rilievo della città, la media cavea suddivisa in cinque cunei, ed i due aditi laterali in opera quadrata voltati che dovettero sostenere i tribunalia per i posti d’onore. Nella seconda fase, di età Giulio-Claudia, inizia la ristrutturazione per ingrandire la cavea tramite la costruzione di setti murari in opera reticolata per ospitarne un altro settore, ristrutturazione documentata dall’iscrizione sull’ara dei Seviri Augustales. Altre epigrafi testimoniano la ristrutturazione, nel I secolo d.C., della frons scenica con tre absidi, ed il palco di tavole sospeso, ad opera di un notabile locale. La terza fase, del II secolo d.C., non altera la struttura della cavea, ma interessa perlopiù la decorazione della frons scenica rinnovata con elementi di imitazione della fase precedente.
Provengono dallo scavo della scena alcuni frammenti marmorei di colonne, capitelli corinzi e capitelli di parasta che facevano parte della decorazione della finta architettura di scena, due sculture acefale di togati, di cui una in abiti repubblicani, con la toga esigua e la seconda, imperiale, di dimensioni superiori al vero, ed un torso di figura barbata in semi-nudità eroica. Sulla sinistra del teatro, contro le pareti scoscese della collina di Rotondone è stato recentemente individuato e scavato l’Anfiteatro.
Sono note due necropoli di età romana, la prima posizionata a Nord-Est e la seconda posizionata a Sud-Est del territorio dell’antica città. Sorgono entrambe all’esterno del pomerio cittadino, probabilmente collocate lungo le vie d’uscita della città. La prima è formata da un nucleo di sepolture alla cappuccina, mentre la seconda, attiva fino al III secolo d.C., è caratterizzata dalla presenza di numerosi mausolei, disposti su più file e contornati da tombe ad incinerazione e ad inumazione in fossa terragna.
Le esplorazioni sono state episodiche e la conoscenza dei corredi è pertanto parziale. Alla fine del IV secolo d.C., a seguito di un probabile terremoto, il teatro viene abbandonato e la collina sarà rioccupata, nella parte più alta, da un abitato di età bizantina, indiziato dai resti di ambienti a probabile destinazione privata. Alle spalle della collina, oltre le rovine del teatro e dell’insediamento bizantino, si impianta, tra la seconda metà del VI ed il VII secolo d.C., una necropoli probabilmente legata all’insediamento stesso. Sotto le tombe sono visibili gli avanzi di strutture precedenti tra cui due grandi ambienti ipogei, probabili cisterne della città romana. A nord-est del foro gli scavi hanno messo in luce le strutture di fondazione di un’aula rettangolare absidata attorniata da ambienti laterali ad est ed ovest. Secondo la ricostruzione, questa struttura apparterrebbe ad una domus bizantina databile tra il VI ed il VII secolo d.C. Ad est dello scavo, al di sotto di un ambiente, è stata trovata una fornace di età romana, ed una serie di canalette per la regimentazione delle acque, forse connesse alla stessa fornace che potrebbe indicare un impianto produttivo per la realizzazione di laterizi. In questo luogo Ruggero d’Altavilla vorrà la costruzione di una basilica dedicata a Santa Maria della Roccella, ultima costruzione monumentale nel territorio in età antica. La triplice abside, decorata esternamente da nicchie nella parte mediana e superiore, che ritornano nelle pareti laterali delle navate, ha fatto erroneamente datare la costruzione ad età bizantina. Ad una più attenta analisi della pianta si è rilevata, però, una serie di soluzioni architettoniche spaziali appartenenti allo stile occidentale Romanico, con transetto sopraelevato raggiungibile da gradini, su modello cassinate, pertanto è stata chiarita la sua cronologia di costruzione che appartiene alla fase storica di dominazione normanna, tra il XII ed il XIII secolo d.C. I saggi interni non hanno rivelato per ora alcun rivestimento pavimentale o parietale per cui si è ipotizzata una non finitura del complesso edilizio, concluso nella parte strutturale, ma non ancora in quella decorativa. La sua costruzione è stata probabilmente interrotta da un sisma, le cui tracce potrebbero essere nelle numerose lesioni sulla parete sud della navata.
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