Joppolo, la minoranza ricorre al Tar per il rendiconto

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Presentato al Tar di Catanzaro, dal gruppo consiliare di opposizione, Giuseppe Dato, Salvatore Burzì e Stefano Siclari, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Pitaro, ricorso con istanza cautelare contro il Comune, nella persona del sindaco Carmelo Mazza, per l’annullamento, previa sospensione, della deliberazione del civico consesso di giugno 2017, concernente l’approvazione del rendiconto della gestione per l’esercizio 2016 e di ogni altro atto presupposto, prodromico, connesso e consequenziale.

Il 29 maggio, il consiglio comunale deliberava, in assenza dei consiglieri di minoranza che avevano abbandonato i lavori, di aggiornare la seduta al 2 giugno, in quanto gli atti relativi al rendiconto di gestione, in discussione quel giorno, erano rimasti a disposizione dei consiglieri meno dei 20 giorni prescritti dalla legge. “Quattro giorni dopo – affermano i ricorrenti – in violazione delle norme sui termini e le modalità di convocazione  e di svolgimento delle sedute ordinarie del civico consesso, in spregio al termine dilatorio di 5”.

Le prerogative dei consiglieri ricorrenti, inoltre, sarebbero risultate lese anche sotto il profilo dell’esercizio del loro “munus publicum”. Il consigliere Dato, il 2 giugno, si è presentato all’apertura dei lavori consiliari, ma al solo fine di mettere agli atti una nota circa l’illegittimità della seduta per le irregolari modalità di convocazione, gli altri due rappresentanti della minoranza, invece, non si sarebbero presentati in quanto, a loro dire, impossibilitati ad organizzarsi per tempo a causa del mancato preavviso nei termini statutari. “Abbiamo appreso nei giorni seguenti – affermano i ricorrenti – che il consiglio aveva illegittimamente deciso di svolgere comunque i lavori procedendo all’approvazione del rendiconto di gestione 2016. La violazione dei termini non ci ha consentito di presenziare e di fornire il nostro apporto alla discussione. Con il ricorso intendiamo, quindi, far valere, congiuntamente e disgiuntamente, la lesione delle nostre prerogative istituzionali e l’invalidità della convocazione”.

 

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