Calabria ancora maglia nera per la lettura: la riflessione di Floriani (Sistema Bibibliotecario Vibonese)

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Solo il 25% dei calabresi ha letto nel 2016 almeno un libro. Ultimo posto in Italia, preceduti da Sicilia (25,8%), Campania (26,3%) e Puglia (27,2%).

Lo rivela un rapporto dell’Istat che ha individuato tra le regioni con più lettori l Friuli-Venezia Giulia (54,3%) e la Valle d’Aosta (51,9%) che precedono Lombardia (48,9%), Veneto (48,7%) e Piemonte (48,1%).

E se nelle regioni del Nord-est e del Nord-ovest almeno il 48% delle persone ha letto almeno un libro questa percentuale scende al 27,5%.

E questo accade in un anno dove invece si è registrata una certa ripresa della produzione editoriale e avanza il mercato digitale.

“Leggiucchio qua e la’ su fb – ci ha dichiarato Gilberto Floriani direttore del polo culturale d’eccellenza del Sistema Bibliotecario Vibonese – l’opinione che la lettura, alla fin fine, sarebbe una nobile attività degli spiriti eletti e che, quindi, non può essere inculcata in anime rozze e poco sensibili, che come è largamente risaputo sono moltissime a questo mondo. Se ciò dovesse essere vero i dati Istat sulla lettura recentemente pubblicati avrebbero qualcosa di singolare: essi prefigurano infatti, dal punto di vista sociale, una questione meridionale della lettura e della cultura. Questi dati restituiscono un’Italia divisa in due, quella settentrionale che legge con percentuali europee e quella meridionale statisticamente più vicina alle società meno evolute e analfabete. Sarà un caso? A partire da questo dato si potrebbero fare altri raffronti? Vivendo in questa nostra società calabrese non ci è mai venuto in mente che qualcosa non funzioni perfettamente? Diceva un raffinato politico del recente passato, che molto ha cercato di spendersi per la promozione della lettura, che chi possiede più parole prevale sempre su chi ne possiede di meno. Quindi, estremizzando, una societa con pochi lettori, come quella calabrese, rischierebbe di essere subalterna e marginale rispetto ad altre più alfabetizzate. La veridicità di questo assunto non sarebbe una scoperta, ma la conferma di un’emergenza sociale”.

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