L’avv. Saccomanno: Vincenzo Restuccia era un uomo generoso, gli va restituita la dignità

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vincenzo restuccia
vincenzo restuccia

<Vincenzo Restuccia è morto di crepacuore. Chi lo ha conosciuto non può che confermare che era un grande lavoratore, un uomo dal cuore grande e sempre disponibile e generoso>. A sostenerlo è l’avv. Giacomo Saccomanno del Foro di Palmi, amico dell’imprenditore rombiolese da oltre vent’anni e suo legale di fiducia nelle peripezie giudiziarie che hanno accompagnato i suoi ultimi anni di attività lavorativa. A pochi giorni dalla sua scomparsa, Saccomanno torna sulle vicende che hanno tormentato Vincenzo Restuccia. L’obiettivo è quello di dimostrare che non è mai stato un colluso con la ‘ndrangheta e che a metterlo in ginocchio non è stata la criminalità, bensì <le istituzioni cieche che hanno omesso di eseguire adeguate e dovute indagini>. Ad un uomo vittima del sistema e non fiancheggiatore, a parere del professionista rosarnese, va ranno restituiti dignità ed onore. <Era un grande uomo – sostiene Saccomanno – che era riuscito a creare un impero con il suo impegno, il suo lavoro, le sue riconosciute capacità imprenditoriali>. Alla ‘ndrangheta, peraltro, <aveva sempre opposto decisi rifiuti ricevendo centinaia di danneggiamenti e attentati>. La sua impresa dava lavoro ad oltre 400 persone ed altrettante famiglie. Saccomanno contesta le strategie investigative dei Carabinieri, secondo i quali Restuccia aveva subito tanti atti intimidatori e innumerevoli danneggiamenti e, quindi, sapeva chi li aveva eseguiti e doveva denunciarli.

giacomo saccomanno
giacomo saccomanno

Ogni tentativo di difesa, prosegue Saccomanno, cadeva nel vuoto nonostante operai e capicantiere lo difendessero senza esitazioni. Anzi su Vincenzo Restuccia e figli piovevano interdittive antimafia e a nulla servivano gli incontri in prefettura e con i procuratori della Repubblica di Vibo Valentia e Catanzaro oppure le testimonianze e le denunce, nonché le richieste di essere ascoltato indirizzate ai vertici dell’Arma. <Nessuno – rimarca il legale di Restuccia – ha voluto verificare se le informative fossero il frutto di una possibile costrizione. Nemmeno le sentenze penali che hanno riconosciuto Vincenzo Restuccia parte lesa e offesa – lui si era costituito sempre parte civile – dall’azione violenta dei clan locali, sono servite per comprovare che era una vittima e non un colluso>. In realtà <il muro di gomma delle Istituzioni – insiste Saccomanno – ha distrutto Vincenzo Restuccia che non si dava pace. Essere accusato di un qualcosa che non aveva mai commesso e che contrastava apertamente con la sua vita, la sua storia, con la sua signorilità, con la sua generosità, e con le centinaia di attentati e le centinaia di denunce non gli dava pace. Si sentiva offeso, tradito, colpito alle spalle e al cuore da quelle Istituzioni che aveva sempre venerato e difeso>. Poi l’ultimo aneddoto, una telefonata fatta da Restuccia a Saccomanno la sera prima di morire per dire <Non mi abbandonare. Abbiamo buone notizie. Ho una sentenza della Cassazione molto importante. Ci vediamo dopo le feste per riprendere la battaglia. Non posso morire da colluso>. Poche ore dopo la morte poneva fine alla sua battaglia ma <ora – conclude Saccomanno – è compito di tutti fare il proprio dovere per restituirgli la sua dignità. Le Istituzioni hanno fallito, ma possono riparare quanto meno per la memoria di un grande amico e di un grande uomo>.

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