A Pizzo un incontro sulla figura di Giorgio Marincola organizzato dai ragazzi del Servizio civile nazionale.

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Giovedì 1 febbraio, alle ore 18.00, presso la sede di Nish, su Corso Garibaldi, i volontari del servizio civile nazionale in forza presso il comune di Pizzo calabro, terranno un incontro sulla figura di Giorgio Marincola. “Libera e giustizia per i popoli del mondo”. Questo il titolo scelto per la bella iniziativa.

Nato nella Somalia Italiana, figlio di Giuseppe, maresciallo maggiore di fanteria e di Askhiro Hassan, somala della cabila Abgal. Contrariamente alle usanze dell’epoca, il padre riconobbe entrambi i figli meticci (oltre a Giorgio, Isabella, nata nel 1925) e li portò in Italia. Giorgio, emigrato per primo, crebbe quindi a Pizzo Calabro con gli zii, che non avevano figli. Isabella, invece, andò a vivere a Roma, col padre e la moglie italiana, Elvira Floris, sposata nel giugno 1926. Giorgio si trasferì poi a Roma, in casa del padre, nel 1933. Qui frequentò il regio liceo Umberto I e per due anni scolastici ebbe come professore di Storia e Filosofia il militante azionista Pilo Albertelli, morto nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Nel 1941 si iscrisse alla facoltà di Medicina, con l’intenzione di specializzarsi nelle malattie tropicali, per poi tornare a lavorare nel suo paese d’origine.

Nell’autunno 1943 entrò a far parte di un gruppo di partigiani legato al Partito d’Azione e operò a Roma nella terza zona del Pd’A, settore Salario. In seguito all’arresto di un compagno decise di trasferirsi a Corchiano, in provincia di Viterbo, dove partecipò ad azioni di sabotaggio e scontri armati. Dopo la liberazione di Roma, nel giugno 1944 si arruolò nello Special Operations Executive e partì per la provincia di Brindisi, dove ricevette l’addestramento militare in diverse basi alleate. Come nome di battaglia scelse Mercurio e gli venne conferito il grado di tenente.

All’aeroporto di San Vito dei Normanni, venne aggregato alla missione Bamon e paracadutato nei pressi di Zimone in provincia di Biella. Sul suo stesso aereo militare viaggiava anche Edgardo Sogno. Il 15 settembre, durante l’attacco a una colonna di automezzi tedeschi, venne ferito ad una gamba e dovette restare fermo per qualche tempo. Il 17 gennaio 1945 fu imprigionato da un reparto di SS nel carcere di Biella e di lì trasferito a Villa Schneider, presso il comando della polizia militare tedesca. Qui lo costrinsero a parlare durante una trasmissione di Radio Baita. Come già successo ad altri partigiani catturati, Giorgio avrebbe dovuto denigrare la Resistenza. Scelse invece di esaltarla, scagliandosi contro il regime fascista. La trasmissione venne interrotta, “con atroce rumore di percosse”. In seguito a questo episodio, i nazisti lo trasferirono nel carcere “Le Nuove”, a Torino, e poco dopo, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, nel Lager di Bolzano.

Quando gli alleati liberarono il lager, il 30 aprile 1945, Marincola si rifiutò di riparare in Svizzera su un mezzo della Croce Rossa. Decise invece di raggiungere la Val di Fiemme, dove i partigiani e la popolazione temevano ancora rappresaglie da parte dell’esercito nazista in ritirata. Proprio i tedeschi lo uccisero a un posto di blocco, nei pressi dell’abitato di Stramentizzo, il 4 maggio 1945.

All’incontro interverrano Silvio Primerano e Nancy Valente.

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