La mappa del potere delle ‘ndrine vibonesi nel Rapporto della Direzione nazionale antimafia.

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La “fotografia” scattata dal rapporto di 968 pagine redatto dalla Direzione Nazionale Antimafia sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo stessa nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo 1° luglio 2015 – 30 giugno 2016, ci consegna il quadro della diffusione e della pervasità delle ‘ndrine nel vibonese e in calabria.

Per quanto riguarda Vibo valentia si legge che “Il Circondario di Vibo Valentia si conferma un territorio ad elevatissima densità criminale, tra le più alte su tutto il territorio nazionale, con numerosissime cosche di ‘ndrangheta che opprimono l’intero comprensorio e con diramazioni su tutto il territorio nazionale e in ambito internazionale. Sostanzialmente la provincia di Vibo Valentia continua ad essere soggetta alla diffusa e consolidata egemonia della potente cosca Mancuso, avente carattere familiare. Il gruppo si presenta come un universo ‘ndranghetistico particolarmente complesso, perché composto da numerosissimi affiliati, ovvero dagli 11 figli dell’originario capostipite e dai suoi discendenti, oramai giunti fino alla quarta generazione; un universo criminale, peraltro, in passato afflitto da contrasti interni, anche cruenti, che nell’ultimo periodo sembrano essersi sopiti” e “la cosca in questione controlla il c.d. “Locale” di Limbadi, predominante in buona parte del territorio vibonese, anche grazie alle consolidate alleanze con i gruppi della piana di Gioia Tauro e con le principali cosche reggine. Come è stato dimostrato dalle indagini svolte non soltanto dalle Procure calabresi, ma anche nel resto del Paese, con interventi repressivi che hanno avuto ampio risalto sui media, si tratta di una cosca attiva nel centro Italia e nella Capitale così come in molte regioni settentrionali ed all’estero”. “Volendo tentare un’interpretazione delle dinamiche criminali della cosca, – si legge ancora nel rapporto – si può ritenere che i recenti propositi di affrancamento di alcuni dei gruppi satellite, parrebbero rientrati in funzione delle linea imposta dai Mancuso, che avrebbero intrapreso una strategia tesa a ricompattare, sia le storiche spaccature interne alla propria famiglia, che le situazioni di conflittualità create dai possibili dissidenti. Quest’iniziativa, tuttavia, non sembra sia stata del tutto condivisa dagli esponenti di rilievo deli gruppi criminali-satellite”. Tuttavia “il sistema delle cosiddette confederazioni tra le diverse famiglie operanti nei diversi comuni della provincia di Vibo Valentia con la famiglia Mancuso, nelle sue varie e meglio di seguito specificate articolazioni, consente, tuttora, alla predetta cosca mafiosa, di esercitare un singolare ed efficace predominio criminale sull’intera provincia vibonese” anche se – continua il report – “la situazione di sostanziale equilibrio che caratterizza gran parte del territorio vibonese, non trova riscontro nei territori delle pre-Serre vibonesi, ove è ancora forte la storica conflittualità”.

Secondo il rapporto la geografia criminale della provincia vede operativa le cosche in numerosi centri del vibonese.

Quella appena illustrata – si legge nel rapporto – rappresenta solo una sintesi del variegato mondo delle cosche operanti nel comprensorio di Vibo Valentia, con i loro numerosissimi affiliati, capaci di controllare in modo capillare l’attività criminale su tutto il territorio grazie alla loro pervasività. Gruppi criminali particolarmente attivi anche nel traffico internazionale di ingenti quantità di sostanze stupefacenti (storicamente con i cartelli colombiani) e nell’attività di riciclaggio, anche nel resto del territorio nazionale e in campo internazionale (con le connesse problematiche concernenti i numerosi e complessi rapporti con le autorità straniere: rogatorie, richieste di cattura internazionali, MAE, estradizioni etc.). Un’area nella quale operano, a seconda dei diversi territori, spesso peculiari e diversi tra loro, numerose organizzazioni, con faide – si ripete – ancora in atto.

Alcuni pentiti avrebbero – si legge ancora – avrebbero poi riferito che “nell’ultimo periodo, i gruppi criminali operanti nella città di Vibo Valentia e in alcune zone della provincia, si sono riorganizzati creando delle nuove locali del crimine, che annoverano tra le fila numerosissimi affiliati” e “dalle indagini emerge il costante intervento delle cosche al fine di condizionare anche i processi elettorali, penetrare nel tessuto economico condizionando gli appalti; emergono, inoltre, le strette relazioni intessute con personaggi, anche di rilievo, della politica, dell’amministrazione locale, anche regionale, dell’ambiente forense, di quello ecclesiastico e delle istituzioni”.

“Sintomatico del clima esistente sul territorio – conclude con una nota di amarezza questa parte del rapporto – è il fatto che la pubblicità di tali relazioni, a seguito dell’esecuzione delle ordinanze cautelari emesse, non ha determinato significative reazioni nell’opinione pubblica locale e nei media, rimasti complessivamente indifferenti al tema”.

 

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