Sanità nicoterese senza bussola, all’ Asp la medaglia d’oro per l’indifferenza

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L’elenco dei problemi della sanità nicoterese è lungo, i disagi sono tanti, il malumore degli utenti è palpabile, ma la realtà è una sola: non se ne frega niente nessuno. Persistendo lo l’attuale stato di abbandono, il futuro non potrà che essere a fari spenti. A tingere il suo pensiero con tinte fosche è Franco Prenesti, ex responsabile della struttura ospedaliera dalla scorsa primavera collocato in pensione. <Più volte – sostiene – sono state segnalate disfunzioni, ma non sono mai state prese in considerazione forse perché non erano sostenute da personaggi autorevoli. In passato bastava interessare un politico e si otteneva ciò che era necessario. Oggi – prosegue – Nicotera non ha punti di riferimento per cui non ha voce in capitolo>. Il quadro dipinto da Prenesti non può che generare preoccupazione. <La tendenza – sottolinea – è chiudere i servizi per mancanza di personale. Le disfunzioni non sostenute da persone autorevoli non intaccano minimamente l’ interesse di quelli che devono porre rimedio ai problemi. E’ questa la democrazia? Non conosco la realtà degli altri Stati – aggiunge – ma mi pare che questa sia una forma di anarchia con gestione privatistica dell’ente pubblico. Si pensa soltanto a soddisfare il volere del personaggio di turno senza tenere in nessuna considerazione la necessità reale. Se è questa la realtà stiamo andando verso la catastrofe>.

Franco Prenesti, sulla scorta dell’esperienza maturata nei periodo in cui ha “portato la croce”, lascia chiaramente intuire la scarsa attenzione dell’Asp verso il comprensorio, la debolezza della politica, la rassegnazione dei cittadini. Non punta il dito contro nessuno in particolare, ma denuncia un sorta di lassismo del sistema che si traduce in costanti disagi per gli utenti quotidianamente alle prese con carenze facilmente evitabili se chi è addetto alla stanza dei bottoni operasse con la necessaria incisività. Sgranare il rosario dei “guai” che gravano sui servizi attivi nel presidio ospedaliero non è complicato. Da oltre sei mesi gli ascensori sono guasti e, nonostante le segnalazioni indirizzate anche al direttore generale, nessuno interviene per ripararli. Eppure per la loro manutenzione, così come per altri servizi, dovrebbero essere “vive” apposite convenzioni con ditte specializzate che nessuno, probabilmente, si preoccupa di fare osservare.

E così, a parte i disagi creati dagli ascensori guasti e ripetutamente lamentati, attorno all’ospedale continua a crescere rigoglioso il verde spontaneo, le palme aggredite dal punteruolo rosso si stagliano tristemente contro il cielo invece di essere eliminate, l’area antistante l’ambulatorio della guardia medica da oltre un anno continua a rimanere al buio senza nessuna considerazione per la sicurezza dei medici, in maggioranza donne, che prestano servizio h24. Ma, continuando a navigare nel mare delle disattenzioni gestionali, c’è di più e, decisamente, di peggio. Su un terrazzo del nosocomio da anni è installato un impianto fotovoltaico che non è mai entrato in funzione. Sullo stesso, ma anche su altri analoghi impianti esistenti in altre strutture dell’Asp, s’è posata da tempo l’attenzione della Guardia di Finanza. Le indagini in corso, però, non sembrano spaventare nessuno. E non turba il sonno neppure il fatto che nell’ambulatorio di radiologia, da oltre due anni, giaccia abbandonata sul pavimento un’apparecchiatura costata, di certo, decine di migliaia di euro e destinata a sostituire quella esistente, fortunatamente ancora funzionante, ma obsoleta. Fosse vera la voce che a bloccarne il montaggio e l’entrata in funzione sarebbe l’indisponibilità di poche centinaia di euro ci sarebbe davvero da riflettere. Brutto anche lo spettacolo offerto dai lavori fatti in alcuni corridoi e non completati con la necessaria l’intonacatura. Ultima quisquilia: ci sono angoli della struttura muraria dell’ospedale attraversati da vistose lesioni, mentre le parti in ferro sono del tutto arrugginite ed i vetri sono tutti rotti. E il rosario dei “guai” non finisce qui.

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