Al volante ubriaco travolge e uccide un Carabiniere impegnato nel posto di blocco

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emanuele anzini
emanuele anzini

Era impegnato in un posto di blocco a Terno d’Isola, lungo la strada provinciale che da Presezzo e Bonate Sopra porta a Sotto il Monte Giovanni XXIII, nel Bergamasco; un’auto di passaggio lo travolge e uccide nel cuore della notte, dopo averlo trascinato sull’asfalto per alcune decine di metri. Vittima del tragico episodio è l’appuntato Emanuele Anzini, 42 anni, nato a Sulmona, in Abbruzzo e padre di una bimba. Da una ventina d’anni era in servizio in provincia di Bergamo. Il pirata, un cuoco di 34 anni, guidava in stato d’ebbrezza. Sottoposto ad alcol test il suo tasso è risultato di cinque volte superiore al limite consentito per cui è stato tratto in arresto. La sua terribile fine ha suscitato profondo dolore tra i suoi colleghi e in tutte le forze dell’ordine. Numerosi gli attestati di solidarietà ai suoi familiari e all’Arma.

mirko schio
mirko schio

<Grazie Emanuele – scrive Mirko Schio, responsabile dell’Associazione Fervicredo (Feriti e vittime della criminalità e del dovere) – per esserti sacrificato ogni giorno per tutti noi fino a rimanere Vittima del tuo Dovere al quale hai tenuto fede fino in fondo. Grazie questo Paese avrebbe dovuto dirtelo prima, continuamente, da vivo. Oggi che la tua vita è stata travolta e spezzata, a questo grazie si aggiunge anche una richiesta di perdono, perché ti sei dovuto immolare per arginare le disastrose conseguenze del comportamento assurdo, scellerato, ignobile di chi non ha saputo dare abbastanza valore alla tua esistenza e al tuo servizio da fermare la sua folle corsa>.

valter mazzetti
valter mazzetti

Solidarietà anche da parte dell’Fsp Polizia di Stato. <Voglio esprimere a nome mio e di tutta la Fsp Polizia – asserisce Valter Mazzetti, segretario generale – profondo cordoglio per la morte di Emanuele Anzini alla sua famiglia, ai suoi amici, a tutti i colleghi dell’Arma dei Carabinieri. Questa è una giornata tragica che viviamo con profonda empatia, consci come siamo di cosa significhi andare a svolgere servizio per le strade del Paese. Oggi in molti affermano che morire così è assurdo, ma il dramma sta proprio nel fatto che non lo è. Morire così – prosegue – per chi porta la divisa è purtroppo una durissima realtà. Situazioni impensabili e apparentemente routinarie che in un secondo si trasformano in un inferno. Ecco perché è giusto dire a voce alta che i veri encomi li merita chi, per quattro spiccioli, quotidianamente va in strada dove tutto può succedere, dove tutto, purtroppo, succede>.    

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