Il sogno di Jasmine: trasformare la foce del Mesima in un’oasi naturalistica

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jasmine de marco
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Una riserva naturale protetta da realizzare alla foce del Mesima per liberare tutta l’area dagli atavici problemi e trasformarla in un’oasi naturalistica. L’iter del progetto è stato avviato mediante una proposta di legge regionale elaborata dal Wwf di Vibo Valentia e ispirata – e questo è un aspetto da rimarcare – da una giovane biologa nicoterese da anni attenta osservatrice di quanto succede lungo la foce del fiume al confine tra le province di Vibo e quella di Reggio Calabria. Si chiama Jasmine De Marco e vive in città. Da quasi quattro anni studia l’ambiente attraversato dal Mesima, raccoglie informazioni; immortala, con scatti degni di un professionista, animali e piante; cerca in tutti i modi il sostegno di enti, associazioni e cittadini perché in testa ha un’idea fissa: trasformare un’area soggetta a totale degrado in una riserva naturale con una precisa identità e una nuova dignità ecologica. <La mia passione per il Mesima – spiega – è nata in concomitanza con le proteste del movimento “14 luglio” per il mare sporco. Tutte le colpe venivano attribuite al corso d’acqua ed io sono andata a vedere da vicino la situazione. Piano piano – prosegue – ho scoperto un ambiente ad alta valenza naturalistica e, lo confesso, me ne sono innamorata>. Jasmine, libera professionista, giorno dopo giorno, foto su foto, un’escursione dopo l’altra, comincia a mettere insieme idee linee progettuali per realizzare una riserva protetta. <Ho individuato – spiega – quaranta specie di uccelli e numerosi habitat tutelati da apposite direttive. La riserva non basterà per risolvere tutti i problemi e per proteggere la natura; può essere volano di sviluppo e, di sicuro, tutti i comuni saranno soggetti a vincoli>.

Cercando chi la possa aiutare, bussa alla porta giusta: quella del Wwf di Vibo, i cui responsabili si fanno subito contagiare dal suo entusiasmo. L’avv. Angelo Calzone, responsabile dell’organizzazione, e Pino Paolillo, coordinatore scientifico per la parte naturalistica, manifestano pieno interesse per il suo racconto e non esitano ad offrirle il sostegno necessario perché lei possa cullare il suo sogno. Non sarà un lavoro facile. In tutti i protagonisti dell’iniziativa c’è, in verità, la netta consapevolezza che per dar corpo alla riserva naturale le difficoltà da superare non saranno poche. L’area del Mesima è una delle più degradate del litorale tirrenico. L’inquinamento tocca livelli alti perché, dopo decenni di proteste e di lotte, non si è data nessuna soluzione alla mancanza di depuratori e neppure allo scarico delle acque reflue provenienti dalle attività agricole, col loro carico di sostanze organiche e inorganiche. <La consapevolezza dei problemi – sostengono Calzone e Paolillo – non solo non deve condannare il fiume ad un eterno degrado e abbandono, ma semmai deve spingere chi ha veramente a cuore le sorti della propria terra, a fare di tutto per cercare di cambiare le cose, rifiutando gli atteggiamenti fin troppo diffusi della rassegnazione e del disinteresse>. Il sogno di Jasmine – creare una riserva naturale alla foce del Mesima per trasformarla in un’oasi naturalistica – sta diventando il sogno di tutti. Con le sue idee fresche e pulite, non ha contagiato solo i responsabili del Wwf di Vibo, ma anche amici, colleghi, amministratori e forze politiche, che nel suo progetto intravedono la possibilità di porre fine ad uno scempio che ha condannato al degrado un’asta fluviale di notevole importanza e che merita di avere non solo una sua identità, ma anche l’opportuna dignità ecologica. <La mia passione per il Mesima – spiega – è nata in concomitanza con le proteste del movimento “14 luglio” per il mare sporco. Tutte le colpe venivano attribuite al corso d’acqua ed io sono andata a vedere da vicino la situazione. Piano piano – prosegue – ho scoperto un ambiente ad alta valenza naturalistica e, lo confesso, me ne sono innamorata>. Jasmine, giorno dopo giorno, foto su foto, un’escursione dopo l’altra, comincia a mettere insieme idee linee progettuali per realizzare una riserva protetta. <Ho individuato – spiega – quaranta specie di uccelli (martin pescatore, airone bianco e rosso, gabbiani, garzette, ecc.) e numerosi habitat tutelati da apposite direttive. La riserva non basterà per risolvere tutti i problemi e per proteggere la natura; può essere, però, volano di sviluppo e, di sicuro, tutti i comuni saranno soggetti a vincoli>.

Vincoli che, dovendo essere garantita la conservazione degli habitat naturali, nonchè della flora e della fauna selvatiche, sbarreranno la strada ad ogni abuso a cominciare dagli scarichi fognari che chiamano in causa tutti i comuni appartenenti al bacino idrografico del Mesima. Potrebbe essere la volta buona, quindi, per imporre agli enti comunali di dotarsi di impianti di depurazione evitando di inquinare lo stesso Mesima ed i suoi affluenti. <Il posto – spiega Jasmine De Marco – ha una notevole valenza naturalistica; l’elemento che più di ogni altro connota il territorio è l’acqua, il rapporto instabile tra acqua e terra, il loro precario equilibrio, che alla foce del fiume determina un paesaggio mutevole in cui spiaggia e vegetazione si alternano a zone umide interne di acqua dolce e salmastra>. Non c’è da aspettare per capire, atteso che la proposta di legge elaborata dal Wwf su ispirazione di Jasmine è stata già depositata, con quale sensibilità la politica affronterà l’argomento. Di certo, i tempi per approdare a qualche risultato concreto non saranno brevi. Potrebbero, comunque, giocare un ruolo importante i Comuni di Nicotera, San Ferdinando, Candidoni e Rosarno qualora decidessero di muoversi in sintonia per seguire da vicino la bella iniziativa di Jasmine. In fondo, vale un proverbio africano: il sogno di una sola persona resta un sogno, ma se si sogna in tanti…

In gioco, in ogni caso,In gioco non ci sono aspetti occupazionali; preme, invece, l’attuazione di misure di salvaguardia idonee ad eliminare il degrado che investe tutta la foce del Mesima. <La legge regionale, al pari di quella nazionale – spiega Jasmine De Marco, giovane biologa nicoterese cui si deve il merito di aver stimolato la proposta di legge del Wwf di Vibo – non tocca gli aspetti occupazionali. Date le limitate dimensioni dell’area protetta, se ovviamente resteranno tali, non credo che oltre al direttore e a qualche amministrativo si possa assumere altro personale>. Peraltro, <le attività  da effettuare all’interno della riserva – prosegue – vengono assicurate tramite convenzioni o progetti e attraverso attivita’ di volontariato delle associazioni ambientaliste. Le competenze di figure professionali come biologi, naturalisti, ingegneri ambientali vengono acquisite tramite progetti e convenzioni anche con le associazioni>. Le opportunità occupazionali, quindi, hanno poco o nulla a che spartire con le vere finalità della riserva naturale. Gli obiettivi che si intendono perseguire sono ben altri e non escludono, comunque, possibilità di creare lavoro e sviluppo. <La rinascita di un area degradata dal punto di vista ambientale, sociale e urbanistici – sottolinea Jasmine De Marco – ha un effetto trainante su tutti i settori economici presenti nel contesto territoriale dal turismo alla pesca, all’agricoltura. L’istituzione di una riserva avrebbe ricadute economiche sia sulle strutture turistico ricettive presenti nelle zone circostanti, sia su tutte le attività  connesse>.

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