Ma che “Caffo” dicono! Piena solidarietà ai galantuomini imprenditori, Pippo e Nuccio Caffo. Ma che “Caffo” dicono! Piena solidarietà ai galantuomini imprenditori, Pippo e Nuccio Caffo.

Ma che “Caffo” dicono! Piena solidarietà ai galantuomini imprenditori, Pippo e Nuccio Caffo.

Nessun commento Share:

E’ notizia di ieri  che i due imprenditori, Giuseppe detto Pippo e Sebastiano detto Nuccio, rispettivamente padre e figlio della rinomata distilleria Caffo che produce il noto “Amaro del Capo”, sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati per complicità con la ‘ndrangheta e riciclaggio. La notizia è volata come un vento impetuoso, ma sembra essere una tempesta in un bicchier d’acqua.

La notizia la riporta il quotidiano “Domani”: «Le ipotesi di reato  sarebbero contestate in un’iscrizione sul registro degli indagati che risale al marzo 2021. Non sappiamo, si legge ancora sul quotidiano, se da marzo a oggi siano state prorogate le indagini o sia stata chiesta l’archiviazione». L’atto «è depositato in un fascicolo di un’altra inchiesta che ha ricostruito gli affari della famiglia Mancuso nel traffico di carburante e petrolio».

La tesi degli investigatori sul clan Mancuso è in sintesi questa, scrive ancora “Domani”. <Esistono fattivi e concreti interessamenti dei predetti verso l’attività imprenditoriale della “Distilleria Caffo”, diretti a promuovere ed estendere la vendita del prodotto liquoroso “Vecchio Amaro del Capo” nel Nord Italia e all’estero.>

L’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe dovuta ad una informativa del Ros dei Carabinieri dalla quale si evincerebbe che la cosca progetta “attività promozionali” relative al prodotto dei Caffo anche se non ci sono ruoli nell’azienda.

Commenta Giuseppe Caffo, detto Pippo: <A me non è arrivato niente, noi facciamo tutto in regola. Se qualcuno mi vuole sentire sono disponibile. In azienda non è mai venuto nessuno per dirmi “portiamo l’amaro fuori”. Non c’è una mia parola di intercettazione con questi signori.>

Viene subito in mente una analoga vicenda legata agli altrettanto noti imprenditori calabresi proprietari del “Caffè Mauro Spa”. Un processo lungo 14 anni, quello che ha coinvolto Antonio e Maurizio Mauro i quali, per colpa del lungo e infamante processo, hanno perso il controllo dell’azienda. Una decisione è stata finalmente presa dai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria nell’agosto 2020, confermato la sentenza assolutoria emessa dal Tribunale di primo grado. Nel frattempo però, le indagini della magistratura hanno scoperto che sul business della torrefazione è piombata la ‘ndrangheta. Strana coincidenza.

In Calabria si combatte da sempre contro i poteri forti di ogni tipo, ma il peggiore è l’invidia. I Caffo, pur distribuendo alcolici, non si sono mai macchiati di giravolte di testa. Chi li conosce è disposto a mettere la mano sul fuoco che tutto verrà chiarito, dimostrando l’estraneità totale alle intercettazioni e a quant’altro apparirebbe, verosimilmente, agli investigatori.

Il fatto che la ‘ndrangheta diventi “piazzista di liquori” già non sta in piedi. La nota azienda ha un marchio consolidato e presente sui mercati mondiali tramite campagne pubblicitarie sotto gli occhi di tutti, fatte con professionalità ed efficacia tali da essere i numero uno del mercato, e qui nasce il sospetto di invidia, specie se vista dal lato delle acquisizione di altri marchi importanti. E’ difficile credere ad un condizionamento dei due imprenditori, perché la loro storia professionale, personale, famigliare, di umanità, e di sincero impegno nel sociale, rendono i due, semmai, con il potere di  condizionare positivamente, chiunque altro.

Che cosa è successo secondo il nostro parere giornalistico? Che alcuni ‘ndranghetisti chiacchieroni, intercettati al bar o altrove, abbiano fatto come noi di MediterraneiNews: Vantarsi dell’importanza nell’avere rapporti con il marchio Caffo sfoggiando la scritta “Vecchio Amaro del Capo” ben visibile nella testata, perché segno di valore, successo, attrazione, visibilità e affidabilità di una azienda fatta di persone per bene, oneste e laboriose.

Ma la differenza tra la nostra pubblicità della “Distilleria Caffo” e le chiacchiere da bar intercettate ai malavitosi, sta nel fatto che noi abbiamo un regolare contratto mentre loro, invidiosi e calunniatori, non hanno nulla né di scritto e né di verbale per dimostrare di essersi potuti dare tono e importanza nei loro loschi ambienti di ‘ndrangheta.

Piena fiducia nella magistratura che, di sicuro,  saprà discernere nel togliere la zizzania, separandola dal buon grano.

Condividi questo Articolo
Previous Article

Tropea, a quarant’anni dalla scomparsa ricordato il magistrato Pasquale Lo Torto

Next Article

A Gioia Tauro il sindaco Aldo Alessio,  dopo aver preso atto dei tanti casi di Covid tra gli studenti dei Plessi Montale, Collodi e Pentimalli, ha emanato un’ordinanza di chiusura dei tre plessi.

You may also like

Ma che “Caffo” dicono! Piena solidarietà ai galantuomini imprenditori, Pippo e Nuccio Caffo.