Nicotera, il movimento “14 luglio” riaccende i riflettori sulla pineta. In campo anche il Wwf

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Un polmone verde, un patrimonio inestimabile. La pineta che dalla periferia di Nicotera Marina corre quasi sino alla foce del fiume Mesima per circa tre chilometri suscita da sempre tanto l’ammirazione dei turisti che l’indifferenza delle amministrazioni comunali succedutesi nel tempo. Delizia e croce. Nell’ultimo decennio la situazione è decisamente peggiorata non solo per i cumuli di spazzatura che stanno a testimoniare forme d’inciviltà dure a morire, ma anche per il lievitare del rischio incendi che, specialmente nella stagione estiva, è enorme. Il fuoco, infatti, compare spesso e volentieri. Nel 2015 ha divorato circa quattro ettari di sterpaglie e alberi e poteva andare decisamente peggio se il personale della Protezione civile di stanza sull’altopiano del Poro non fosse prontamente intervenuto per limitare i danni. Dopo che Consorzio di bonifica e operai della Forestale si son persi di vista, la manutenzione è venuta a mancare completamente e basta fare quattro passi lungo la pista sterrata che corre sotto i pini per rendersi conto del degrado esistente. Non ci fossero stati i ripetuti interventi di Legambiente, degli alunni delle scuole nicoteresi e di numerosi volontari per tirare via montagne di plastica e rifiuti di ogni genere oggi, probabilmente, non sarebbe neppure possibile avvicinarsi alla zona alberata dove pini ed eucalipti si ergono maestosi. Maestosi e, nello stesso tempo, pericolosi perché, con oltre sessant’anni di vita caricati su tronchi e rami, sono davvero tanti gli alberi che, sospinti quotidianamente dal vento di mare spesso impetuoso, tendono a piegarsi su se stessi e a spezzarsi.

Un realtà amara anche perché gli alberi secchi e da tagliare ormai sono davvero troppi e costituiscono un serio rischio anche per le tante persone che amano andare a camminare o a correre tra i filari alberati. Da qualche giorno a riaccendere i riflettori sui tanti problemi che ruotano attorno alla pineta è il movimento “14 luglio”con raccolta di firme, volantinaggio e altre iniziative, tra cui una giornata ecologica per ripulire l’area interessata dallo sporco persistente. E’ già qualcosa, ma non può bastare. Per salvare la pineta bisogna andare oltre coinvolgendo enti e istituzioni, ma anche e soprattutto l’amministrazione comunale che dovrebbe, in particolare, farsi carico della redazione di un quadro chiaro delle diverse proprietà per poi poterle inchiodare alle loro responsabilità. Per sommi capi, si sa che la pineta si estende su un’area di circa 400.000 metri quadrati di cui il 55% appartiene al demanio marittimo – e ricade, quindi, nelle competenze di Regione e Comune – il 23% a una società nata sulle ceneri dell’ ex Insud e il 22% a privati. In sostanza, proprietà a macchia di leopardo, ma che non dovrebbe essere difficile identificare. In particolare, il Comune dovrebbe prendersi cura della striscia che separa l’arenile dalla pineta e che, in sostanza, è quella più delicata perchè è proprio da lì che di solito partono gli incendi. Responsabilità grossa, ma che l’ente comunale potrebbe smorzare con un progetto che, sfruttando le risorse del Pnrr, preveda il prolungamento del lungomare sino alla foce del Mesima.

A opera realizzata, ne trarrebbero vantaggio le attività turistiche e la stessa pineta che potrebbe rinascere a nuova vita. Intanto, a fianco del movimento “14 luglio” sceso in campo per salvare la pineta si schiera anche il Wwf Calabria guidato da Angelo Calzone. Dopo aver preso atto dello stato di abbandono <soprattutto dal punto di vista dell’impatto antropico e della gestione forestale> emerge con chiarezza <che le criticità legate a questi due aspetti – afferma Calzone – espongono questo patrimonio ambientale, naturalistico e paesaggistico al rischio di una graduale scomparsa o, peggio ancora, di una sua traumatica distruzione a causa degli incendi sempre più all’ordine del giorno per via dei cambiamenti climatici in atto>. Il grido d’allarme lanciato sulla pineta, un ecosistema dove vivono e crescono specie faunistiche e vegetali, non poteva lasciare indifferente l’associazione ambientalistica specialmente alla luce del disegno di legge presentato in Regione dallo stesso Wwf e che mette il fiume Mesima al centro di un’area naturale regionale protetta che potrebbe quanto prima essere istituita.

La stessa area, oltre <a conservare e tutelare le specie di fauna e flora – rimarca Calzone – contribuirà, attraverso la salvaguardia dell’ambiente fluviale, al recupero urbanistico, sociale, culturale e paesaggistico dell’intera area compresa tra i comuni di Nicotera, Candidoni, San Ferdinando e Rosarno, attualmente penalizzata da enormi problemi legati alla pervasiva presenza di criminalità organizzata, disoccupazione, sfruttamento della manodopera immigrata, abusivismo edilizio e inquinamento dei terreni e dei corsi d’acqua>. La riqualificazione dell’ultimo miglio del Mesima, compresa la pineta, <significherebbe – sostiene il delegato del Wwf – renderla accessibile al pubblico e ai turisti che, negli ultimi anni, hanno abbandonato le strutture ricettive della zona per il continuo degradarsi dell’ambiente circostante> e, nello stesso tempo, <arricchirebbe l’offerta da un punto di vista qualitativo per la grande valenza naturalistica dell’area>. Conseguenziali, quindi, le ricadute positive sulle attività turistiche, sulla pesca e sulle acque destinate alla balneazione

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