ASSOCIAZIONE CULTURALE ANASSILAOS: omaggio al filosofo Aldo Capitini

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Con un omaggio al filosofo Aldo Capitini (1899-1968), al quale l’Associazione Culturale Anassilaos ha intitolato la propria Sezione di Studi Filosofici,  sostenitore del pacifismo e della  non violenza, così da essere quasi considerato il Gandhi italiano, che si terrà martedì 27 dicembre alle ore 17,15 presso lo Spazio Open, il Sodalizio reggino conclude il programma culturale del 2022 e lo fa nel miglior modo invitando ciascuno di noi ad impegnarsi a favore della pace e soprattutto contro la guerra. Sarà il Dott. Vincenzo Musolino, Ricercatore universitario in metodologie della filosofia e responsabile del Centro Anassilaos a delineare la figura del filosofo che sostenne per tutta la sua vita gli ideali umanitarî di ispirazione cristiana (talora anche in contrasto con la Chiesa); fu antifascista e resistente quale liberalsocialista; difensore della libertà religiosa, della democrazia diretta, della scuola pubblica sempre ispirandosi agli ideali del Mahatma Gandhi. Nel 1961 (era il 24 settembre) promosse la prima Marcia per la Pace e la fratellanza tra i Popoli da Perugia ad Assisi e in quella circostanza fece per la prima volta la sua apparizione nel nostro Paese la bandiera della pace, il drappo con i colori dell’arcobaleno che da allora in poi rappresentò il movimento pacifista anche nelle successive marce. Ovviamente il pacifismo di Capitini è il punto di arrivo di un pensiero e di una riflessione che caratterizzò l’intero arco della sua esistenza e sarà il relatore a ripercorrere le fasi salienti di un magistero e di un impegno civile che non volle mai trasformarsi  in un concreto impegno politico né tantomeno partitico. Anche nella sua lotta al fascismo egli si adoperò, promuovendo riunioni educative, religiose e politiche  a portare i giovani ad un antifascismo ideale e morale  ma con quel distaccò dalla politica che forse gli impedì, anche negli anni del dopoguerra e della ritrovata democrazia di massa, di incidere nella realtà concreta del Paese anche se può essere considerato il precursore di quelle battaglie civili (laiche e radicali) che alla fine degli anni Sessanta saranno al centro del dibattito politico e contribuiranno a modificare profondamente la società italiana.

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