ASSOCIAZIONE ANASSILAOS : “Attualità e modernità di Alessandro Manzoni”

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“Attualità e modernità di Alessandro Manzoni”è il tema dell’incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca “P. De Nava” e patrocinato dal Comune,  che nel 150° anniversario della morte dello scrittore si terrà giovedì 13 aprile alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava. A parlare dello scrittore, in questo primo incontro che funge da introduzione alle celebrazioni manzoniane che il Sodalizio reggino si ripromette di promuovere nei mesi successivi, sarà la Prof.ssa Francesca Neri, studiosa di Letteratura  nonché  Responsabile del Centro Studi Anassilaos per gli studi linguistico-letterari. L’opera del Manzoni (1785-1873) che i più riferiscono, anche giustamente, soprattutto al Romanzo, quei Promessi Sposi  letti e studiati un tempo nelle scuole italiane d’ogni ordine e grado, è in realtà molto più complessa: comprende i versi degli Inni Sacri, le Odi il Cinque Maggio e Marzo 1821,  due tragedie (Il Conte di Carmagnola e l’Adelchi),  scritti quali le Osservazioni sulla morale cattolica  e il saggio storico Storia della Colonna Infame   nonché numerosi altri scritti tra cui, importante, Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla con il quale Manzoni partecipa all’annoso dibattito sulla lingua italiana particolarmente importante all’indomani della raggiunta unità del Paese (1861) al cui processo lo scrittore prese attivamente parte. Si capisce dunque come l’analisi dell’opera complessiva del Lombardo si presenti particolarmente ardua e bisogni di più incontri al fine di inquadrarla nel suo tempo, nel pensiero politico e religioso dell’Ottocento nel quale Manzoni portò una visione da “cattolico adulto” – diremmo oggi – di derivazione giansenista, severa e intransigente, che spiega anche, nonostante la “Provvidenza”, quel pessimismo che pervade la sua opera pur nel finale, apparentemente lieto e felice, del Romanzo che lascia dietro di sé una lunga scia di tragedie e morte e spiega la sua visione della storia, lontana da quel distacco che pur si richiede allo storico di professione, e rigidamente moralistica che giudica con severità e non giustifica.

 

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