L’adattamento teatrale, come il racconto da cui è tratto, si sviluppa su un lungo periodo. Nina Weksler scrive durante la prigionia e dopo la liberazione testimoniando con generosità di questo periodo della propria vita. Nina nel 1941 a Milano, fu arrestata dalla polizia fascista e destinata al campo di concentramento più grande d’Italia: Ferramonti di Tarsia. Nel passaggio dal racconto scritto alla scena, i molti dettagli della storia si trasformano in emozioni, sguardi, parole, gesti e azioni dell’unica attrice in scena che ci lascia vedere e intravedere, una moltitudine umana dei tanti internati, portatori di costumi, lingue, culture e professioni diverse. Questo mondo ebraico disperso da secoli di storia europea, per un progetto infame della storia recente, si è visto ricongiungersi in questo sperduto lembo di terra di Calabria. Accanto a questi ritratti si descrivono con poesia e malinconia il rapporto con il territorio, sia paesaggistico che culturale, in un’esperienza unica, e indimenticabile per gli oltre 2.000 internati, che si sono salvati grazie a questo internamento così geograficamente lontano dai campi nazisti di sterminio, come: Dachau, Auschwitz, Berghen-Belsen, Buchenwald.
«…nessuno ci maltrattava, al contrario. Gli italiani nemici o non, sono sempre umani. Si chiamava sì, campo di concentramento, era circondato da filo spinato, ma solo dopo molti anni dovevo sapere, capire esattamente che cosa fosse questo Ferramonti, è vero eravamo prigionieri, privati della nostra libertà e la prigionia non è facile, e nemmeno la vita collettiva forzata. Ma non soltanto nessuno veniva ucciso, qui, come succedeva nei campi di concentramento dei nazisti, …nessun sadismo, nessun odio, nessuna crudeltà imperavano qui».
Lo spettacolo teatrale Nina. Guten Morgen Ferramonti è liberamente tratto dal libro edito da Progetto 2000, scritto da Nina Weskler, Con la gente di Ferramonti. Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento.
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