ASSOCIAZIONE CULTURALE ANASSILAOS: Penelope, Alcesti e le altre. Paradigmi mitici del coraggio  dell’amore”

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In occasione della Giornata Mondiale della Poesia e nell’ambito degli incontri di approfondimento per la Giornata Internazionale della Donna promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca Pietro de Nava, con il Patrocinio del Comune di Reggio Calabria, del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina, della Deputazione di Storia Patria per la Calabria,  giovedì 21 marzo alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava il Prof. Claudio Meliadò, Ordinario di Lingua e Letteratura greca presso l’Università di Messina (DICAM), terrà una lezione sul tema Penelope, Alcesti e le altre. Paradigmi mitici del coraggio  dell’amore”. Introdurrà il Prof. Amos Martino, Responsabile del Centro Studi Anassilaos Glauco di Reggio per la cultura letteraria greca e latina. Allo studioso sarà consegnato il Premio  Anassilaos “Ἴβυκος”. All’Europa la civiltà greca ha donato un vasto repertorio di miti, immagini e personaggi, soprattutto al femminile, che ne hanno contraddistinto, fino ai nostri giorni, la cultura. l’arte, la letteratura e finanche, in taluni casi, le scienze. La lezione del prof. Claudio Meliadò contribuirà a sottolineare tale apporto fondamentale a cominciare da Penelope, la moglie fedele per eccellenza che attende il ritorno di Odisseo e rifiuta le proposte dei pretendenti alle sue nozze che si  contrappone per la sua fedeltà ad Elena, che invece tradisce il marito (Menelao)  per seguire il bellissimo Paride, provocando così la decennale guerra contro Troia, o a Clitennestra che uccide il marito, il glorioso vincitore Agamennone, quasi sulla soglia di casa, appena ritornato dal lungo conflitto, insieme all’infelice Cassandra che egli aveva portato con sé come schiava e amante. Altre figure di donne sono divenute emblematiche della “femminilità” nella cultura d’occidente: Medea, protagonista, diremmo oggi, di un amore tossico, sedotta dal fatuo Giasone per il quale uccide il fratello e tradisce la patria, che si scopre alla fine abbandonata, moglie barbara e maga, dall’uomo deciso a nozze più convenienti, e  si vendica nel modo più atroce uccidendo per dispetto  i suoi stessi figli; Fedra  follemente innamorata del figliastro Ippolito che si vendica del rifiuto di lui denunciandolo falsamente presso il padre, Teseo provocandone così la morte; Elettra, figlia di Agamennone, che per vendicare l’assassinio del padre Agamennone istiga il  fratello Oreste a uccidere la madre Clitennestra e il suo amante Egisto, figura alla quale Freud si ispirò per il suo “complesso di Elettra”; Antigone, infelice figlia di Edipo, di lei inconsapevole padre e fratello, che Ella accompagnerà cieco fino agli ultimi giorni, per morire poi nella sua patria, Tebe, per aver violato l’ordine del re Creonte, che ordinava di lasciare insepolto il corpo del fratello Polinice che si era levato contro la patria preferendo alle leggi degli uomini il rispetto della legge divina;  Deianira, la figura femminile forse più dolce prima di Alcesti, che provocò inconsapevolmente  per amore e gelosia la morte del marito Eracle, di cui era innamorata, per l’inganno del Centauro Nesso, del cui sangue avvelenato aveva intriso la tunica dell’eroe ritenendo fosse un incantesimo per riconquistare l’amore del marito  innamorato di un’altra donna. E infine Alcesti, la moglie pronta a dare la vita per il marito Alcesti cui le Moire avevano  concesso di dilazionare la morte purché ci fosse qualcuno pronto a prenderne il posto. Il lieto fine grazie ad Eracle che lotta con la morte e libera Alcesti non nasconde  però l’egoismo e la vigliaccheria dell’uomo. Da Euripide a Corrado Alvaro (La lunga notte di Medea) o a Rainer Maria Rilke (Alcesti)  o a Racine (Phèdre), da Sofocle a Eugene O’Neill del “Il lutto si addice ad Elettra (Mourning Becomes Electra) è facile cogliere come tali figure  abbiano attraversato la cultura anche moderna e contemporanea dell’Europa e siano divenute emblematiche della nostra sensibilità.

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