Si terrà lunedì 29 aprile alle 11:00 presso l’Aula Nettuno (cubo 17/B, piano zero) dell’Università della Calabria la presentazione del libro di Mario Caligiuri “La responsabilità disattesa. L’Università della Calabria e la pedagogia: politiche educative e sottosviluppo nell’Occidente”. Il programma dell’incontro prevede i saluti istituzionali di Ines Crispini, Coordinatrice del Corso di Studio in Scienze dell’Educazione modalità mista dell’ateneo, che introdurrà anche i lavori della tavola rotonda coordinata dai docenti UniCal, Giancarlo Costabile e Rossana Adele Rossi. Sono altresì previsti gli interventi dei docenti del DeMaCs e del DiCES, Giovanbattista Trebisacce e Simona Perfetti, mentre le conclusioni sono state affidate al professore Mario Caligiuri.
Il saggio di Caligiuri intende favorire una riflessione su come gli atenei incidano nello sviluppo dei territori. Dopo mezzo secolo, rileva il docente di Pedagogia della Comunicazione, è bene riflettere «su quanto abbia rappresentato l’Università della Calabria per gli studi pedagogici e per lo sviluppo dell’educazione in una delle regioni più difficili del Paese, dove è sempre più incombente la presenza della ‘ndrangheta. Infatti, la presenza della criminalità distorce sia l’economia che la democrazia, incidendo sul rapporto che esiste tra istruzione e sviluppo e tra sviluppo e libertà.» La Calabria, sostiene Caligiuri, è in definitiva «questione nazionale, in quanto a volte sembra essere la cartina di tornasole degli esiti delle politiche pubbliche e dei comportamenti politici generali. Una metafora dell’Italia, insomma».
Quarta di copertina
Nel 1977 Desmond Ryan, ricercatore dell’Università del Sussex, si domandava se l’Ateneo di Arcavacata, fondato pochi anni prima, avrebbe trasformato l’arretrata società calabrese o sarebbe stato risucchiato nelle logiche del sottosviluppo. Dopo mezzo secolo, è possibile compiere un primo bilancio su come il sistema universitario abbia effettivamente inciso nel progresso della regione. Mettendo in fila fatti, dati educativi, aspetti economici, partecipazione democratica e penetrazione della criminalità, emergono luci e ombre. Spaziando da Zanotti Bianco a Don Stilo, da Montanelli ad Andreatta, il volume invita a riflettere sulle responsabilità delle istituzioni educative della regione, in uno scenario surreale in cui gli studenti calabresi risultano spesso ultimi nelle classifiche in Italia ma contemporaneamente i primi come diplomati con cento e lode. La Calabria rappresenta un caso estremo che chiama in causa le responsabilità di tutta la comunità nazionale che non può più eludere il tema decisivo della qualità dell’istruzione. Perché è proprio nelle zone più arretrate che l’educazione può invertire la tendenza e promuovere lo sviluppo. Ed è proprio questa la strada che la Calabria deve con urgenza percorrere.