L’India si proietta sui mari.

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Secondo l’ammiraglio americano Alfred Thayer Mahan chi domina l’Oceano Indiano domina l’intera Asia. Forse gli strateghi e i decisori della Federazione Indiana, il secondo stato più popoloso del pianeta e la più grande democrazia del globo, si saranno ricordati di questa espressione quando hanno varato una strategia di rafforzamento della propria flotta navale.

L’India non vuole più limitarsi a difendere i 7500 km di coste e il mare posto sotto la sua giurisdizione – ben 2,6 milioni di kmq – attraverso cui passano rotte cruciali dei rifornimenti enegertici e commerciali. L’India vuole proiettare la propria potenza militare su un area che si estende, grossomodo, dagli strategici stretti di Hormuz e Bab Al mandab sino a quelli di Malacca per coincidere a sud, fino al Tropico del Cancro.

E’ un progetto questo, che è nato alla fine degli anni novanta del secolo scorso, e che ha accomunato sia i governi nazionalisti che quelli espressione della coalizione che fa capo allo storico Indian national congress, il partito di Nehru, uno dei padri della patria, e di Indira Gandhi. e le commesse per la costruzione di quella che – in gergo militare – si chiama “Blue water navy” – non solo hanno fatto da volano all’industria cantieristica nazionale ma hanno consentito di creare una flotta di tutto rispetto che conta oggi 120 unità di superfice tra cui anche due dei mezzi necessari ad ottenere lo status agognato di “potenza marittima” e cioè le portaerei e tre sottomarini lanciamissili balistici.

Questa strategia viene piegata dali analisti anche come una rispota dei massimi decisori politici indiani alla sempre presente minaccia cinese dal momento che il potente vicino ha nel corso degli ultimi anni dispiegato una serie di stazioni di monitoraggio e rifornimento navale in alcuni paesi dell’area – Birmania, Maldive, Pakistan, Bangladesh , Sri Lanka – fondendo interessi commerciali con motivazoni geostrategiche. Gli indiani vedono questo attivismo cinese come un tentativo di accerchiamento e come un irritante tentativo di limitare la propria tradizionale sfera di influenza.

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