Anche in Europa il M5S sceglie di non scegliere.

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“Hanno partecipato alla votazione 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all’ALDE (Gruppo del parlamento europeo che include vari partiti liberali di centrodestra o centrosinistra, tutti tradizionalmene europeisti) il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell’EFDD (gruppo euroscettico) e 2.296 per confluire nei non iscritti. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato”.  Così Beppe Grillo sul suo blog.

Un successo quindi. Solo apparentemente invece. L’ennesima prova invece che il movimento non ha una strategia precisa neanche a livello europeo.

Intanto, il solito metodo di votazione online, è tutto fuorchè democratico. Sui 135.000 iscritti al  1 gennaio 2016, hanno in pratica votato poco meno di 32mila quindi circa un quarto. La base poi, non capisce questa svolta e in rete si accende l’ira degli iscritti. Perchè passare dagli euroscettici agli ultraeuropeisti di quell’Europa così odiata da molti degli elettori grillini appare incomprensibile. E Dio solo sa cosa sarebbe successo se fossero andati in porto i negoziati con i Verdi, gruppo anch’esso europeista collocato per giunta a sinistra del PSE. Niet, quello degli ecologisti, causato dalle posizioni dei grillini sull’emigrazione pur nella consapevolezza che su molti altri temi – ambiente in primis, i punti di contatto non mancavano, anzi.

Grillo ha chiesto ai liberali condizioni molto chiare e cioè: a) condivisione dei valori di democrazia diretta, trasparenza, libertà, onestà; b) totale e indiscutibile autonomia di voto; c) partecipazione dei cittadini nella vita politica delle Istituzioni europee; d) schieramento compatto nelle battaglie comuni come la semplificazione dell’apparato burocratico europeo; e) la risoluzione dell’emergenza immigrazione con un sistema di ricollocamento permanente; f) la promozione della green economy e lo sviluppo del settore digitale e tecnologico con maggiori possibilità occupazionali. Una piattaforma indubbiamente progressista per chi fino a ieri si è seduto con gli euroscettici.

E che dire poi del passaggio sull’Euro sulla cui avversione il movimento ha poi costruito parte delle sue fortune elettorali? Secondo infatti il testo dell’accordo tra M5S e i liberali, si leggeva testualmente:  “Negli ultimi dieci anni  la nostra moneta unica ha dimostrato di essere stabile e resistente agli shock esterni, ma non è stata all’altezza nel rafforzare la nostra economia e il raggiungimento della convergenza tra le economie nazionali”. Perciò – si legge ancora – “abbiamo bisogno di costruire intorno alla moneta comune un sistema in grado di assorbire shock economici nella zona euro. Quindi niente più Euro cattivo? Niente più superamento dell’Euro?  E Di Maio che dichiara alle agenzie di stampa che i pentastellati chidereanno un referendum sull’Euro?

I nodi sono venuti al pettine anche in Europa quindi. Non esistono in democrazia partiti trasversali. O si sta nel campo dei riformatori o in quello dei conservatori. E lo hanno capito bene i liberali dove oltre un terzo dei deputati chiamati a ratificare l’accordo, è contrario all’ingresso dei grillini nel loro gruppo. Anche se ciò ne avrebbe fatto la terza forza politica dell’Europarlamento. Anzi molti minacciano di lasciare il gruppo stesso. Svedesi, finlandesi e francesi in testa. E pochi minuti fa, le agenzie di stampa, hanno annunciato che ALDE non accoglierà gli eurodeputati pentastellati.

Intervistato da Repubblica, Farage – capogruppo dell’EFDD – aveva poi detto di non essere stato contattato dal Movimento 5 Stelle: “Non sapevamo niente di questo voto indetto da Grillo per decidere con chi allearsi a Strasburgo”. Alla faccia della trasparenza insomma.

Fin qui i fatti e la cronaca, ora le considerazioni politiche. La prima è che le condizioni poste da Grillo erano pienamente accettabili e foriere di novità. Non sta a noi giudicare quanto fossero sincere le sue intenzioni ma – come si dice – “carta canta”. e green economy, semplificazione delle burocrazia europea, partecipazione popolare e una regolamentazione del flusso immigratorio sono cose del tutto condivisibili. Persino sull’Euro, chi ormai non pensa che sia necessario un governo europeo dell’economia per rafforzare la moneta comunitaria? Se si è in una casa comune del resto, il bilancio deve essere in comune. L’entrata di Grillo nell’Alde avrebbe spostato su posizioni di centrosinistra il gruppo liberale e di conseguenza rafforzato lo schieramento progressista che si batte da sempre contro le politiche di austerity della Merkel e dei popolari.

Ma il problema è che Grillo e i suoi convivono con una base dove molti voti provengono dalle destre e si sono insediati lì per puro opportunismo politico, in perfetto stile italico. Prima o poi questo nodo gordiano dovrà essere sciolto. Noi siamo dell’avviso che dentro il movimento agiscano forze sane della società italiana di oggi, sopratutto tra i giovani. Lo spostamento a centro del PD poi, lascia scoperta una fascia di elettorato oggi orfana di qualunque rappresentanza politica di sinistra radicale e ambientalista che il movimento può rappresentare o quantomeno di cambiamento. Si faccia la scelta chiara o gli elettori prima o poi presenteranno il conto e magari prima di quel che si pensi dato che il 2017 sarà anno di elezioni mentre ricorrerà il quinto anniversario della storica vittoria di Parma di Federico Pizzarotti, inizio dell’ascesa dei pentastellati.

 

 

 

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