Sorianocalabro.org: un portale internet suggestivo per promuovere il territorio.

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Da qualche anno – sopratutto da quando alla guida dell’amministrazione comunale cittadina vi è il dinamico sindaco arch. Francesco Bartone – il piccolo centro dell’Alto Mesina vibonese sta vivendo un intensa stagione di “rinascita” che, nel rilancio culturale, trova uno dei suoi pilastri.

Per pubblicizzare le tante bellezze di Soriano calabro è stato allestito un portale internet  realizzato e gestito gratuitamente dall’arch. Francesco Schiavello, veramente molto ben curato, sia graficamente che nei contenuti che già nel nome stesso, – turismosorianocalabro.org – riecheggia l’obiettivo di realizzare tramite di esso un efficente azione di marketing territoriale a fini turistici.

Sette le sezioni principali in cui si articola il portale: 1) Arte; 2) Cultura; 3) Commercio; 4) Personaggi; 5) Video; 6) Volontariato e 7) Dintorni suddivise in ben 24 sottocategorie (Arte, Artigianato, Artigianato – Ceramica, Artigianato – mostaccioli, Artigianato – Vimini & Rattan, Associazione soriano é, Biblioteca calabrese, Cenni storici, Convento di San Domenico, Cultura, Dintorni, Eventi, film, Gerocarne, Libri, Museo Arte Sacra, Museo dei Marmi – MuMar, Museo terremoto – MuTerr, Personaggi, San Domenico Soriano a Napoli, Sorianello, Turismo, Video e Volontariato).

Nella sezione Arte vi è la panoramica completa delle strutture museali cittadine: il Museo dei Marmi (Mu.Mar) – vedi foto – che nasce dall’idea di riunire le opere superstiti del terribile terremoto del 1783 con l’intento di garantirne un discorso organico e cronologico e la cui bellezza e ricchezza artistica derivano dall’eccezionale connubio tra il luogo in cui si sviluppavano refettorio e cucina, all’interno di uno dei chiostri dell’antico convento, con il materiale lapideo conservato, solo marmi, di quelli che sono stati gli impianti decorativi che hanno arricchito l’antica chiesa. La struttura museale è divisa in diverse sezioni ciascuna delle quali ospita brani scultorei tematici, accuratamente restaurati. Di particolare pregio la Testa di Santa Caterina da Siena, in marmo di Carrara, è attribuita quasi sicuramente alla mano di Gian Lorenzo Bernini.

  

Vi è poi il Mu. Ter. – Museo del Terremoto che nell’intenzione dei progettisti per dare il senso del terremoto e del movimento e per rendere  la visita più suggestiva ha una controsoffittatura realizzata in costoloni assemblati tra loro che riprendono le forme del movimento ondulatorio del terremoto stesso. La struttura ha portato alla luce una parte importante del Complesso Monumentale Antico Convento di San Domenico finora rimasta “nascosta” e mai fruita dove tutti gli antichi spazi architettonici dell’ala sud-ovest, volgarmente detti “Scuri” in quanto ipogeici, residui, testimoniano quella che fu la più “funesta catastrofe” causata dal sisma del 1783.

Troviamo poi il Museo di Arte sacra e la Pinacoteca comunale che raccoglie gli argenti, gli arazzi, gli arredi sacri e i paramenti che facevano parte del “tesoro” dei domenicani prima del 1783. La pinacoteca di arte antica, occupa uno spazio di mille metri quadri ove sono stati riunite tutte le opere appartenenti alla famosa quadreria del convento di San Domenico, riferibile ai secoli XVI-XVII-XVIII. All’interno della struttura è stata dedicata anche «una piccola sezione di circa 200 metri quadri con opere importanti contemporanee. Tra queste spiccano 14 opere pittoriche riferite a Angelo Savelli, Andrea Alfano, Franco Azzinari, Vincenzo Caridi, Andrea Cefaly jr, Domenico Colao, Franco Magli (Francomà), Antonio Marasco, Cesare Berlingeri, Albino Lorenzo, Enotrio, Nik Spatari e Mimmo Rotella.

Vi è poi il Museo territoriale della ceramica medievale e moderna e della Farmacia dei Domenicani che oltre ad ospitare la collezione in comodato d’uso “Rosaria e Giuseppe Bartone  Nardo” di 50 albarelli (vasi da farmacia) espone in originale anche “Il medicinalium” di Tommaso Campanella e un “Erbario” di fine seicento. “La Speteria”, ovvero la farmacia monastica domenicana sorianese era conosciuta in tutto il Regno di Napoli per i medicamenti tratti soprattutto da erbe officinali che venivano coltivate nelle “grange” e serviva le popolazioni anche della vicina provincia di Messina.

Nella sezione dedicata alla cultura spazio alle notizie sulla storia di Soriano e sulla figura di San Domenico e sulla Biblioteca calabrese (vedi foto) completamente restaurata, che fa da cornice alla piazza principale di Soriano e ha sede nell’elegante immobile, chiamato “Palazzetto della Cultura”, costruito agli inizi del ‘900 in stile Liberty, dove i libri sono ospitati in ampie e luminose sale che si affacciano sulla verdeggiante valle del Mesima e il cui patrimonio librario riunito, restaurato e conservato, ammonta a circa 34.000 volumi.

  

Un altra parte di questa sezione è invece dedicata ai libri che si sono scritti intorno alla storia della città tra cui ricordiamo: “Il grande cantiere del Santuario di S. Domenico di Soriano. Scultura, marmi e argenti” di Mario Panarello; “La città di Alto (Sorianello e Soriano Calabro) all’epoca dei normanni” di Francesco Inzillo; “le magnifiche rovine: fotografie del real convento domenicano a Soriano Calabro” di Salvatore Piermarini con scritti di Francesco Bartone e Vito Teti; “Soriano Calabro : La storia nei documenti d’archivio” di Antonio Tripodi; Soriano Calabro: identità simboli memorie strategie del ricordo” di Martino Michele Battaglia.

La sezione commercio parla invece delle grandi tradizioni sorianesi nell’ambito delle realizzazioni in ceramica, vimini e rattan e di quelle relative ai gustosissimi “Mostaccioli” e del Torrone di noci.

La materia prima per la produzione della terracotta è l’argilla e la lavorazione dell’argilla per la produzione della terracotta è una pratica che risale fin dai tempi del medioevo, a Soriano Calabro dal 1510 con la nascita delle botteghe nell’antico convento di San Domenico, lungo la strada che conduce alla vecchia basilica di San Domenico. Uno degli aspetti che caratterizzava la lavorazione tradizionale della terracotta è la sua plasticità che permette di realizzare oggetti per la casa e per il giardino. Una tradizione che rivive nell’arte di maestri come Domenico Schiavello (nella foto).

  

Le ceste in vimini , in dialetto i panari, sono un’ antica tradizione dell’artigianato tipico calabrese. I cestini di vimini sono intrecciati con canne, i cosi detti panari o panierini , circolari con il manico ad arco, sono realizzati con rami di salice e di canne o di castagno. E la produzione di ceste in vimini a Soriano Calabro – dove i maestri cestai realizzano ancora i ’cannistri‘ tipici contenitori calabresi destinati per gli ortaggi o frutti – è notevole. 

Apprezzate sono poi anche le realizzazioni artistiche dello stesso(nella foto)  Francesco Schiavello – formatosi presso lo studio Fuksas e con un esperienza universitaria presso l’Università “La Villette” di Parigi ed il “Bauhaus” di Weimar – che di recente ha creato una linea di gioielli che, tramite processi digitali, lega il passato dell’arte e della cultura italiana alla fabbricazione digitale del futuro.

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