Centro di accoglienza. Un giovane migrante con problemi psicosociali, segue fino casa una minorenne di Nicotera. Pronto l’intervento dei carabinieri.

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Arrivano in redazione notizie allarmanti sul Centro di Accoglienza di Nicotera, provenienti da alcuni cittadini preoccupati per un fatto realmente accaduto martedì 6 febbraio, intorno alle ore 18.30, risolto con il pronto intervento dei Carabinieri.

Ne parliamo al solo scopo di diffondere la notizia, ridimensionandola per quella che è stata nella realtà, e non per quella del tamtam che sta girando tra la gente e sui social, ingigantita nell’immaginazione collettiva distorcendo i fatti e generalizzando, su quanto realmente accaduto ad una ragazza di Nicotera di appena 15 anni, che si è sentita seguita e pedinata da un ragazzo di colore che alloggia da circa 20 giorni, presso il Centro di Accoglienza di Nicotera, ubicato nell’hotel Miragolfo.

La ragazza minorenne che, per motivi di privacy, chiameremo con il nome di fantasia di Miryam, era a passeggio come ogni sera insieme alle sue amiche coetanee. Di solito si siedono per chiacchierare, su una delle panchine della villetta difronte la fontana dei Monaci, adiacente la centralissima piazza Cavour. Intorno alle ore 18.30 Miryam ha l’obbligo di rientrate a casa e, ubbidiente, si accingeva in quel tardo pomeriggio a salutare le amiche, dirigendosi verso il corso Cavour per raggiungere casa, ubicata nel rione san Nicola, distante un centinaio di metri dal punto dove si congeda con le amiche. Percorre a piedi, da sola il tratto verso casa accorgendosi che un ragazzo di colore la segue. Miryam, deve lasciare la centralissima Via Cavour, per dirigersi verso casa, svoltando a sinistra in una via secondaria, per poi entrare in un vicolo stretto che, alla fine diventa occluso proprio all’altezza di casa sua e, con il fiatone e il cuore in gola che batteva forte, apre il cancello, lo richiude prontamente. Finalmente, sentendosi al sicuro, si gira per scrutare se il ragazzo di colore fosse ancora li a seguirla, notando in effetti che il ragazzo si era spinto fino al vicolo cieco, stando seminascosto dietro un pilastro nel vicolo, guardando insistentemente verso Miryam.

Ancora più impaurita, la ragazza entra in casa ed avvisa i genitori, raccontando quanto accaduto, descrivendo il ragazzo per età e abiti indossati. Pochi minuti ed il padre esce per controllare, ma il ragazzo, fortunatamente, non era più li; aveva probabilmente individuato la casa della ragazza pensando, forse, così, di poterla incontrare nuovamente. Nulla di male, nessun reato se l’intenzione fosse stata quella di un corteggiamento, ma la ragazza è minorenne e, a voler essere buoni, ci piace pensare che lui lui non lo sapesse, ma rimane, comunque, la preoccupazione dei genitori e la legittima paura di Miryam, una ragazza ancora quindicenne.

Alchè, il padre, dopo aver fatto invano un giro in macchina nel tentativo di individuare il ragazzo, si reca dai carabinieri che, sulla base delle indicazioni ricevute, prontamente si recano sul posto, iniziando le ricerche sul ragazzo che fermeranno poco dopo, nel centro di Accoglienza.

All’indomani, viene accertato un fatto più grave dell’accaduto precedente. Il ragazzo è conosciuto per pregressi problemi psicosociali di disadattabilità forse dovute a chissà quali sofferenze psichiatriche che si porta addosso nella sua triste storia di giovane migrante che fugge dalla miseria, dalle guerre e dalle violenze dell’Africa. Visto l’accaduto, chi di dovere decide all’indomani di trasferirlo prontamente ad un Centro specializzato a Cetraro in provincia di Cosenza, seguendo un protocollo previsto dalla legge. Una leggerezza, di chi sapeva e doveva vigilare, che poteva costare molto cara a Miryam che, comunque è ancora scossa e impaurita, tanto da chiedere ormai di uscire da casa accompagnata dai genitori.

Questi sono i fatti che, visto l’epilogo,  sembrano poter tranquillizzare la popolazione nicoterese, non potendosi ripetere, avendo già trasferito il ragazzo a Cetraro.

Un fatto sicuramente allarmate, da non sottovalutare, ma che non va generalizzato. All’interno del Centro di Accoglienza, ci sono di sicuro dei bravi ragazzi che vanno rispettati anche se, purtroppo sappiamo che di delinquenti tra loro ce ne stanno, come la cronaca di ieri ci ha informato con l’arresto di uno dei migranti, il nigeriano Ikalumen Philemon, un venticinquenne fermato dalla squadra antidroga di Vibo Valentia  con circa mezzo chilo di droga pronta da spacciare e immettere nel mercato locale. Un fatto gravissimo che non lascia più tranquilla la comunità nicoterese e quella del circondario.

Vorremmo conoscere il programma della gestione del Centro di Accoglienza, per capire quali protocolli d’intervento vengono adottati. Un centro partito male e che sembra proseguire malissimo, per colpa di chi non ha voluto ascoltare per tempo la comunità nicoterese che, responsabilmente, aveva chiesto di essere coinvolta ed informata, alfine di contribuire all’integrazione. Anche un Comitato di oltre 300 cittadini, sorto spontaneamente e firmatario di una petizione dettagliata e circostanziata, che tra l’altro chiedeva l’istituzione di uno Sprar, non ha avuto ascolto dalle autorità. Questo stesso Comitato chiede oggi all’Associazione Acuarinto, aggiudicataria dell’appalto del Centro di Accoglienza, che ospita fino a 168 migranti, quali protocolli ha adottato per far si che questi ragazzi vengano integrati, oltre che rifocillati e alloggiati. Vederli fuori dal Centro a tutte le ore, prima dell’alba e a tarda sera, in giro per le strade, lascia presupporre che gli orari di formazione e integrazione,  vengano trascurati e/o non rispettati.

Cosa si fa per integrarli e per insegnar loro la lingua italiana, e chi fa parte dell’equipe psicosociale, assistenziale, medica ed educativa che li deve seguire per il loro futuro di formazione a Nicotera, in Calabria, in Italia e in Occidente?

Perché un giovane migrante con problemi di tipo psicosociali non è stato valutato tale al suo ingresso o durante i 20 giorni di permanenza, ospitandolo nel Centro di Accoglienza di Nicotera, anziché in una struttura prevista nel modello attuale di gestione e organizzazione dei servizi psichiatrici in Italia, con riferimento alla salute mentale e disabilità?

Quali controlli si effettuano giornalmente, per verificare l’identità, al loro rientro la sera in struttura, onde evitare che altri non identificati ed illegali, si “imbuchino”, come sembra avvenisse nel centro di Briatico?

Domande alle quali bisogna dare una risposta. Ognuno faccia la propria parte. Noi contatteremo direttamente i dirigenti dell’Acuarinto e la dirigente dell’ufficio immigrazione della Prefettura per una intervista in tal senso, allo scopo di dare un servizio alla collettività, nell’interesse di tutti.

 

 

 

 

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