Salvatore Cirillo (Coraggio Italia): La Regione Calabria deve garantire il diritto alla salute ai cittadini e adeguati progetti assistenziali/inclusivi per le categorie fragili.

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Ormai da decenni la Calabria non è in grado di garantire i livelli essenziali di assistenza e non è più tollerabile che anche per un esame di routine in una struttura sanitaria pubblica si debba attendere anni. I nostri ospedali e i pronto soccorso non solo faticano a gestire le urgenze, ma in alcuni casi non riescono a garantire le normali prestazioni ambulatoriali per indisponibilità di risorse.

Questa situazione di grave inefficienza ha incentivato la migrazione sanitaria verso le regioni del nord, aggravando ulteriormente l’esposizione debitoria della nostra regione.

Infatti, la Regione Calabria spende ogni anno centinaia di milioni di euro per coprire i costi di questi “viaggi della speranza” in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e nelle altre regioni del centro-nord.

Potenziare gli ospedali calabresi non significa solo garantire un diritto costituzionale, ma ci consente anche di ridurre drasticamente la spesa pubblica, fornendo un servizio essenziale all’interno del territorio regionale.

Per fare questo è necessario intervenire sul potenziamento delle infrastrutture e sulle competenze.

Nella missione “6” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono previsti circa 16 miliardi di euro da investire sul comparto Sanità, di cui una parte sulle infrastrutture e l’altra su innovazione, ricerca e digitalizzazione. Riuscire a intercettare questi fondi ed essere in grado di spenderli con criterio ci consentirà un ammodernamento delle strutture sanitarie pubbliche e incentiverà i medici e le figure professionali qualificate a restare in Calabria e a investire sulle attività di ricerca.

Altro aspetto fondamentale sul quale bisogna intervenire riguarda il rapporto tra pubblico e privato.

Non bisogna demonizzare la sanità privata, anzi essa è uno strumento indispensabile per migliorare gli standard di efficienza e fornire servizi di elevata qualità. Tuttavia la sanità privata deve essere complementare a quella pubblica e non sostituirsi ad essa.

Non è accettabile che i cittadini calabresi siano costretti a pagare per servizi dei quali dovrebbero potere beneficiare gratuitamente negli ospedali pubblici. La scelta di affidarsi alle strutture private deve essere una scelta libera e consapevole del cittadino, non vincolata dalle criticità del settore pubblico.

Per queste ragioni è necessario rendere ancora più stringente la normativa sul conflitto d’interesse. Chi, negli ultimi anni, ha avuto rapporti diretti o indiretti con strutture private convenzionate con la Regione Calabria non può ricoprire incarichi di governo. Serve una legge regionale che ampli le situazioni di incompatibilità.

Solo attraverso il potenziamento e la salvaguardia della sanità pubblica sarà possibile garantire elevati standard di assistenza e ci consentirà di limitare drasticamente il fenomeno della migrazione sanitaria.

Ma intervenire sugli ospedali non basta, la Regione deve operare una seria programmazione per garantire un’assistenza socio/sanitaria alle categorie più fragili e un’assistenza sanitaria domiciliare costante. La pandemia Covid-19 ha messo ancor più in evidenza le criticità del nostro sistema per quanto riguarda l’assistenza sanitaria a persone con gravi disabilità. Spesso le famiglie con persone fragili a carico si sentono abbandonate e sono costrette a lottare contro le istituzioni per garantire al proprio figlio, al proprio nipote, al proprio genitore un’esistenza libera e dignitosa.

Tutto ciò è inconcepibile e noi faremo il possibile affinché vengano riconosciuti alle categorie più fragili progetti assistenziali/inclusivi, a tutela della loro vita e a sostegno delle loro famiglie.

Nessuno deve restare indietro. Non è più accettabile.

 

 

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