Scido e i suoi tesori

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Scido è un piccolo  e  grazioso borgo calabrese, situato all’interno del Parco Nazionale d’Aspromonte, nell’alta Valle del Torrente Duverso,  il suo territorio è racchiuso tra tre monti : Junco, Petronà e Carmelia  ed è caratterizzato da vaste distese di ulivi secolari e numerose acque sorgive, tra le quali “l’acqua delle viscere” che vanta proprietà curative nelle patologie dell’apparato digerente.
Il nome Scido deriverebbe da Skidon, scheggia di legno, toponimo di origine bizantina.

Scido ha origini bizantine, anche se da alcune tracce, fanno pensare  fanno presupporre che l’area fosse occupata fin dall’epoca greco-romana.

Nel 951 d.C, durante un’invasione araba, gli abitanti fuggirono verso l’entroterra, dando origine al borgo di Scido.
Scido fino alla fine del Quattrocento è stato feudo dei conti di Sinopoli, dopo è  passato alla famiglia degli Spinelli, con la quale il paese conobbe il periodo di maggiore splendore.

A Scido appartiene la piccola frazione di Santa Giorgìa (Vorìa),  caratteristica per le sue viuzze, le case tipiche e il centro storico.

Prima del  terremoto del 1783, Santa Giorgia era un florido centro abitato che contava ben cinque chiese tutte andate distrutte, e una popolazione di oltre 500 abitanti. Nel cuore del piccolo borgo si può ammirare l’unica Chiesa rimasta, la Chiesa di Santa Maria della Catena, risalente al 1772, dedicata alla protettrice delle donne partorienti e dei carcerati, cui gli abitanti sono molto devoti.

Scido oltre a vantare straordinarie bellezze naturali, vanta preziose testimonianze della storia, della cultura e delle tradizioni custodite nell’antico palazzo Ruffo, appartenuto a quella che è una delle più antiche e blasonate famiglie del Regno di Napoli.

Al suo interno troviamo una interessante e unica collezione di oltre 200 Pipe Artistiche, intagliate a mano dal Mastro Artigiano scidese Rocco De Giglio.

Magnifici esemplari lavorati con grande perizia e maestria, che assumono varie forme, quali uccelli, rettili, animali preistorici, personaggi storici e politici e molte altre.

Una collezione talmente varia che anche i non appassionati di pipe, visitandola apprezzano.

Inoltre si possono ammirare stupendi affreschi della vita rurale sull’Aspromonte risalenti al 1988, realizzati dall’artista scidese Gaetano Zampogna, conosciuto ed apprezzato sia in Italia che all’estero; Reperti Archeologici risalenti al IV e III sec. A.C; Reperti Numismatici; Mobili Antichi del Settecento-Ottocento; un vecchio Frantoio in pietra ancora funzionante; un Carteggio Epistolare dello scrittore Luigi Pirandello; un’ampia Raccolta di Libri Antichi dal 1500 in poi; una Pergamena donata alla città dall’imperatore Carlo V; Lettere Autografe di personaggi storici italiani come Giuseppe Garibaldi, Francesco Crispi e Gabriele D’Annunzio; Beni Etno-Antropologici come pezzi in terracotta di pastori da presepe, santi e contadini.
Adiacente a Palazzo Ruffo, inoltre si trova il Museo della Civiltà Contadina,  che custode delle testimonianze degli antichi mestieri e i Giganti.

Tra le specialità gastronomiche tipiche di Scido vi sono i  “Pappaluni”, gustosissimi fagioli di produzione locale. Ne esistono due qualità, una più piccola e con varie sfumature, che si usa per le zuppe e la pasta e fagioli; l’altra più grande e bianca, che si presta bene alla preparazione di contorni e minestre. Durante la “sagra da carni i crapa e pappaluni”, che si svolge ogni anno il 17 agosto, si possono gustare sia i pappaluni che altri piatti tipici che ricordano gli antichi sapori e le usanze aspromontane.

A Scido  il tempo sembra essersi fermato, profuma di storia e bellezza, una grande emozione in un momento in cui l’umanità sembra aver dimenticato che il futuro deve essere cercato nel passato.

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