Tropea: il Tar del Lazio accoglie il ricorso dell’ex sindaco Rodolico.

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Il Tar del Lazio, prima sezione, ha accolto il ricorso contro il decreto di scioglimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Tropea.

E’ questo il succo del provvedimento con il quale il massimo organo di giustizia amministrativa (secondo solo al Consiglio di stato) ha deciso che non c’erano gli estremi per sciogliere per infiltrazioni mafiose il consiglio comunale cittadino della “Perla del Tirreno”.

La Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, costituiti in giudizio, avevano chiesto il rigetto del ricorso, giudicandolo infondato.

Ricordiamo che il comune vibonese, guidato da un amministrazione di centrosinistra con a capo il sindaco Giuseppe Rodolico – che unitamente a due suoi assessori aveva presentato ricorso contro il provvedimento emesso dal consiglio dei ministri – era stato sciolto con decreto del presidente della Repubblica del 12 agosto 2016 scorso dopo che, nell’ottobre 2015, una commissione di accesso agli atti si era insediata in municipio nell’ottobre del 2015.

Le motivazioni che erano state addotte dal consiglio dei ministri per giustificare il provvedimento risiedevano nel fatto che la commissione di accesso e la prefettura di Vibo avevano rilevato – a loro dire – infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dell’ente locale. Ma il Tar del Lazio ha abbracciato le tesi dei ricorrenti accogliendo il corso e annullando, per effetto, il provvedimento di scioglimento.

Smontate quindi le tesi dell’accusa a cominciare dalla famosa riunione prelettorale tenutasi all’hotel Santa Lucia di Parghelia dove, secondo la Commissione di accesso agli atti,  era stato siglato un patto scellerato a fini elettorali tra i componenti della lista poi risultAta vincente e soggetti riconducibili alla criminalità organizzata, poichè i partecipanti alla riunione in questione non avevano alcun precedente penale per fatti di criminalità organizzata.

Nessuna prova poi, secondo il Tar, che la bomba sotto l’auto del sindaco di Tropea, Giuseppe Rodolico, sia riconducibile a motivazioni mafiose o vendette mafiose. Quanto invece al vicesindaco Domenico Tropeano, i giudici amministrativi hanno ritenuto che “il mero richiamo ai rapporti parentali con soggetti pregiudicati non è sufficiente a provare l’esistenza di collegamenti di un amministratore locale con la criminalità organizzata”.

I ricorrenti – lo ricordiamo – sono stati assistiti dagli avvocati Alfredo Gualtieri e Demetrio Verbaro. Gli amministratori potranno ora ritornare nei ruoli elettivi che ricoprivano prima dello scioglimento.

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