La protesta dell’acqua a Filogaso, durante l’alluvione del 1951.

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Dal nostro corrispondente Nicola Iozzo, riceviamo e pubblichiamo.

Una foto in bianco e nero un po’ sgualcita ed incartapecorita per il  passare degli anni , presa dal fornito ’archivio  dell’ing. Teti  per la pubblicazione del libro sulla storia di Filogaso, rievoca un altro episodio importante, simile a  quello della rivolta e dell’incendio del municipio e del ritrovamento delle monete romane, caduto in oblio o  quasi rimosso dalla memoria collettiva della storia del paese. In questa foto si vedono alcune donne, che portano in testa su un pezzo di stoffa avvolto a mo’ di corona un capiente recipiente in coccio  “ a cortara” , ferme dinanzi ad un’autobotte dei vigili del fuoco arrivata da Vibo Valentia in attesa di approvvigionarsi dell’acqua. Apparentemente sembrano in paziente attesa del loro turno , in realtà , capeggiate dalla donna (in primo piano nella foto insieme ad un vigile del fuoco ) ( individuata come la mamma della signora Marietta Nano) protestano perché i rifornimenti sono scarsi ed insufficienti per le provviste familiari.

La protesta durò per molto tempo fino a quando le autorità preposte non si decisero ad inviare scorte d’acqua sufficienti per l’intera popolazione ed ebbe una vasta eco perché a ribellarsi per la prima volta erano delle donne decise e determinate a far valere le loro ragioni in un paese in cui il ruolo femminile era relegato a svolgere prevalentemente i lavori domestici . La cultura del tempo ,molto diffusa in tutti i paesi del circondario vibonese,  costringeva  le donne a ruoli subalterni. L’emancipazione femminile ha rimosso  parte di quei pregiudizi  L’episodio  della protesta o rivolta risale a ottobre del 1951.Quell’anno c’era stata prima l’alluvione in Polesine e poi in Calabria. Furono interessati da quell’alluvione circa 67 comuni  tra cui Filogaso La pioggia in quei giorni  fu cosi abbondante e copiosa  che fece tracimare tutti gli argini dei fiumi , devastò intere zone abitate , le strade e le ferrovie erano impercorribili.. Segui un dissesto idrogeologico che costrinse intere popolazioni ad abbandonare i loro centri abitati.

Filogaso, in quel periodo , non era dotato dei servizi primari principali quali strade, luce, rete fognaria. .Era stata realizzata da poco dall’Amministrazione Gallippi ( sindaco dal 1948-1951) la rete idrica. La condotta di adduzione principale veniva dalla vicina montagna, attraversava il fiume “fellà” e giungeva fino al serbatoio di distribuzione  ubicato in contrada “pagliocastro” Dal serbatoio si dipartiva la condotta di distribuzione che arrivava in paese dove erano state realizzate lungo le strade principali delle fontane pubbliche e degli abbeveratoi per gli animali.

L’alluvione provocò gravi danni alle già precarie strutture esistenti. Molte abitazioni furono evacuate, le strade, non asfaltate, per l’abbondante pioggia, divennero delle pozzanghere a cielo aperto praticamente impraticabili, il fiume “fella” aveva tracimato e divelto in più punti la condotta d’ adduzione dell’acquedotto appena costruito lasciando l’intera popolazione senz’acqua. Le sorgenti  vicine al paese che alimentavano le fontane “calè “e “ zufrò “  un tempo utilizzate dai cittadini per rifornirsi d’acqua erano irraggiungibili e l’unico approvvigionamento era dato dal servizio di autobotte dei vigili del fuoco di Vibo Valentia. Il servizio  insufficiente dei soccorsi  esacerbò l’animo ,già esasperato per le precarie condizioni di vita  e per i disagi ed i danni provocati  dall’alluvione, di tutte le donne che diedero vita a quella protesta cosi eclatante.

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