Sanità vibonese, diventa una chimera il diritto alla salute

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Protestano i sindaci, protestano i cittadini, lo stesso personale medico non nasconde le perplessità per una sanità sempre più col fiato corto. Non c’è angolo del Vibonese che non sia alle prese con disagi diffusi nella gestione dei servizi sanitari. Non c’è giorno che non venga meno un’attività, non c’è giorno che un ambulatorio non chiuda i battenti per mancanza di medici specialisti. Sono, poi, pressochè chimerici i livelli essenziali di assistenza e non sono pochi gli utenti che abbandonano anche l’idea di curarsi. E per mancanza di medici sono in sofferenza le postazioni di continuità assistenziale sulle quali l’Asp tende ad azionare la scure dei tagli invece di avviare il bando per l’assunzione dei 23 medici titolari mancanti in organico. Nei giorni scorsi è toccato proprio al commissario straordinario dell’Asp vibonese Maria Pompea Bernardi sbarrare la strada alla proposta del management tesa ad accorpare altre sei postazioni di guardia medica sparse sul territorio compreso tra il litorale e le Serre. Di tutto questo, peraltro, si parlerà giovedi prossimo nella conferenza dei sindaci convocata per le ore 15,30 nell’aula consiliare del Comune di Vibo.

maria pompea bernardi
maria pompea bernardi

La levata di scudi contro l’Asp non dovrebbe mancare. Il vertice aziendale, in verità, è pagato per gestire crisi e raggiungere risultati. Sino ad oggi, per lo più, l’unica cosa certa sono i pagamenti; per tutto il resto c’è la mano di Dio. Le responsabilità, tuttavia, non appartengono solo all’Asp e a chi la gestisce. Di fronte allo sfascio della sanità tacciono forze politiche, enti, associazioni e istituzioni, mentre per vie e vicoli di quest’amara terra chi vive in sofferenza vede, quotidianamente, il proprio diritto alla salute violato da visite specialistiche fissate a trenta mesi, da ambulatori chiusi, da ricoveri resi problematici dalla mancanza di posti letto o dagli effetti Covid. Attorno al cittadino, ormai, c’è il deserto. Lungo la fascia costiera, l’ospedale di Tropea, anziché godere del tanto sbandierato rilancio, torna a fare i conti col rischio della chiusura. A Nicotera i cittadini tengono alto il livello della protesta per la disattivazione di numerosi ambulatori vittime delle logiche aziendaliste in base alle quali se un medico va in pensione non viene sostituito, ma si chiude baracca. Nessuna prospettiva neppure per la struttura ospedaliera di Pizzo, mentre quella di Soriano sembra destinata ad accogliere la Casa della Salute. C’è poco da stare allegri anche a Serra San Bruno dove i rischi per la sanità sono limitati, probabilmente, solo dall’essere la città collocata in una zona di montagna. Di fronte a tanto sfascio, l’Asp continua a meditare, mentre, almeno per il momento, nessun segnale di speranza prende quota dalla sede della cittadella regionale.

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