Chi lascia eredità d’opere e d’affetti non muore mai. A dimostrare l’assunto, ove ce ne fosse bisogno, sono i cittadini di Badia. Seppur territorialmente divisi tra il comune di Nicotera e quello di Limbadi, si ritrovano tutti assieme, sotto un solo cocente, per ricordare, nel centenario della nascita, Antonio Pontoriero per tutti, da sempre e per sempre, “U medicu”. Prima davanti a quella che fu la sua abitazione, dove il sindaco Pino Marasco, affiancato dal suo collega di Limbadi Pantaleone Mercuri, dal figlio dello scomparso Domenico e dal parroco don Antonino Loiacono, scopre una lapide commemorativa, poi nello spiazzo antistante il palazzetto dello Sport, dove largo “Oasi della gioventù” diventa, per volontà dell’amministrazione nicoterese, largo Antonio Pontoriero, si radunano tantissime persone. Ci sono anche numerosi giovani perchè “U medicu”, per essere stati suoi pazienti o per le testimonianze tramandate dagli anziani, l’hanno conosciuto tutti. E tutti, oggi, lo ricordano allo stesso modo. Lo ricordano, cioè, come l’uomo buono, generoso, disponibile e di poche parole, che sapeva sempre essere al fianco di chi soffriva.
In tanti lo ricordano anche come politico perché, per aiutare la sua gente, aveva deciso anche di contribuire alla gestione dei problemi del territorio. Eletto in consiglio comunale nel 1961, entrava a far parte della Giunta guidata dal sindaco Caterina D’Agostino mettendosi al servizio della collettività. Poi, improvvisamente, un malore lo stroncava nel settembre del 1990. Nell’intero comprensorio si spegneva un faro di saggezza e di bontà. “U medicu”, però, è rimasto sempre vivo nella memoria di tutti. Per partecipare alla cerimonia del centenario della nascita arrivano anche da fuori comune. Chi non può essere presente inonda i social di commoventi messaggi e incisive testimonianze. Il ricordo più bello, però, è quello che arriva dal figlio Domenico, cardiologo in servizio nell’ospedale Tropea. Sovrastato da emozione e applausi, prima ripercorre la vita accanto al padre, poi, gli indirizza e legge a tutti una lettera carica d’amore filiale. La commozione è grande. Nell’ormai ex largo “Oasi della gioventù” “U medicu” è presente. “U medicu” c’è e ci sarà sempre perché <chi vive nell’amore – conclude il figlio Domenico – non può morire mai>.